FORUM sul Registro Italiano
dei Flebologi
discusso in originale nel Gruppo "Associazione Flebologica Italiana"
presente nel sito web "https://www.linkedin.com/groups/"
Post n. 1 Alessandro Frullini Medical Doctor L'iniziativa viene proposta insieme agli amici della SIF. Si tratta di un registro al quale si accede sia mediante l'acquisizione di crediti universitari che di crediti ECM. Ne parleremo meglio allo Sclerotherapy di Marzo a Firenze, ma ci sono i presupposti per iniziare a fare qualcosa per definire meglio la figura del flebologo. Si potrà accedere al registro prescindendo dall'appartenenza a una società, in quanto questo sarà un organo terzo rispetto alle società, che potranno solo dare la loro adesione al progetto. |
Post n. 2 Asclepio greco Specialista Caro Alessandro, temo sia un modo per chi non ha alcuna Specialità universitaria per fregiarsi di un titolo "simil-specialistico" solo con qualche credito ECM o qualche master a pagamento. Non credi possa essere fuorviante per i pazienti? Se la figura del "Flebologo" ha una sua sostanza, come credo, meglio sarebbe proporre un corso universitario triennale, al pari di altri. Ti saluto e ... scusa il nick, ma non voglio inimicarmi i tanti Colleghi presenti nel Forum! |
Post n. 3 Alessandro Frullini Medical Doctor Non credo sia così. La maggior parte di noi ha una specialità (io ne ho due), ma il punto è che le cose sono di chi le sa fare, punto e basta. Il problema è come facciamo a sapere che chi dice di fare il Flebologo ha veramente fatto un percorso di crescita professionale o si è improvvisato "tanto si tratta solo di fare qualche punturina". Ieri ho visto una lettera di un dentista-flebologo, con la quale informava il curante di una paziente che forse era affetta da una TVP, ma che lui solo con il Doppler CW non poteva essere sicuro. Per la cronaca la paziente aveva una piccola varicoflebite di una safena anteriore. Se il registro lo facciamo seriamente, potrebbe veramente essere il primo passo. Se poi viene fuori qualcosa come un corso universitario, beh...tanto meglio. Ma per il momento è il massimo che ci possiamo concedere. |
Post n. 4 Asclepio greco Specialista Concordo con Te che è opportuno che le cose le faccia chi le sa fare, purché con questo non ci si voglia poi vendere al pubblico ed ai pazienti per quello che non si è. Tu sei specialista in Chirurgia Vascolare, come lo sono io, ma vedere sul web (con tutto il rispetto) medici di medicina generale, naturopati o chirurghi plastici spacciarsi per luminari vascolari (quando non direttamente Specialisti in materia) mi sembra tuttavia troppo e non tollerabile, al pari dei titoli accademici fasulli. Sclerosare una safena accessoria può sembrare facile (è pure grossa...), ma poi se ti ritrovi con un trombo aggettante in vena femorale il discorso cambia e la spavalderia si placa: il tuo era un dentista, il mio un dermatologo, lo scorso mese: cerchiamo di non dar loro una "patente" immeritata, se non dopo un lungo percorso formativo che alla fine ne accerti le reali capacità. Ti ringrazio per tutto il lavoro che stai facendo per la causa flebologica e per lo spazio che hai concesso ad un mio pensiero. |
Post n. 5 Alessandro Frullini Medical Doctor Allora vedi che in fin dei conti sei d'accordo con me! Quelli che si "spacciano" per luminari e non lo sono dilagano già sul web e non solo. Il Registro vuole solo essere il modo di certificare un percorso formativo, prescindendo dalla specializzazione (visto che quella in Flebologia non esiste). Il secondo passo potrebbe essere, per esempio, nei rapporti con le assicurazioni e non mi sembra così impossibile che queste abbiano tutto l'interesse a praticare prezzi più favorevoli a chi ha una "certificazione", sia pur imperfetta ma meglio di nulla. E così via dicendo. |
Post n. 6 Rosario Miranda Specialista in Angiologia Medica, Specialista in Medicina dello Sport Caro Alessandro, sono d'accordo con te quando dici che le cose sono di chi le sa fare. L'iscrizione al registro di flebologi, io sono specialista in Angiologia, almeno sarebbe espressione di un interesse per l'argomento, è il segno di un impegno in un campo che si è purtroppo meritato la fama di "facile", ma che richiede competenza e dedizione. Ho visto veri luminari cardiochirurghi o chirurghi vascolari - grandi campioni nel loro campo chirurgico cardiaco o arterioso - perdersi per una erisipela o una dermoipodermite da stasi.... Se si considera una cenerentola la flebologia, il risultato sarà necessariamente un pugno di cenere... Ben venga quindi un registro, sarà un piacere parlarne allo Sclerotherapy! |
Post n. 7 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Mi inserisco nella discussione per rispondere soprattutto ad "Asclepio greco", che teme di inimicarsi i tanti colleghi presenti nel Forum (ma perché non si ha il coraggio di pubblicare in chiaro le proprie idee o i propri convincimenti?), dicendogli o meglio chiedendogli: << Ma pensi veramente che i "Flebologi" universitari siano così sprovveduti da non aver mai pensato all'attivazione di un corso universitario triennale di Flebologia? >>. Il problema è che allo stato attuale delle cose l'unico "titolo" che possono rilasciare le Università Italiane è quello di un Master in Flebologia oppure di un Dottorato di Ricerca in Flebologia clinica e sperimentale, come quello già attivato da molti anni presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro - Direttore il Prof. Stefano de Franciscis - , di cui faccio parte come docente insieme ad altri colleghi flebologi di varie Università Italiane. Se mai il problema è un altro: "Chi accredita l'accreditante?", cioè l'AFI insieme agli amici della SIF mettono su un Registro Italiano dei Flebologi, che sarà poi riconosciuto (vorrei capire bene ciò: questo è il punto cruciale dell'iniziativa) da quale Istituzione pubblica italiana: Ministero della Ricerca e dell'Università o Ministero della Salute? Ordine dei Medici Provinciale o Nazionale? Società Scientifica singola o chi altro? Attenderò pazientemente di saperne un pò di più, dopo che si sarà concluso il Convegno Sclerotherapy di marzo, così ben organizzato dall'amico Frullini. |
Post n. 8 Asclepio greco Specialista Caro Botta, le mie idee sono assolutamente "in chiaro": lo pseudonimo è un gioco e visto che non offendo alcuno è solo un sistema per stimolare una discussione, che, come fai Tu, deve essere più sulla sostanza che non sull'etichetta. Il problema è proprio quello che sollevi: chi può essere accreditato a dare "patenti"? Esclusa l'Università, su tutto il resto si rischia l'effetto CEPU, con professionisti che cercano titoli all'Estero quando non riescono in Patria. Se è vero, come è vero, che ognuno deve fare quello sa fare, che bisogno c'è di darsi una qualifica? Mi sembra che, in punta di norma, basti la Laurea in Medicina e Chirurgia per lavorare e non è certo la qualifica di "Flebologo" che aumenta le proprie competenze tecniche. Purtroppo temo che per molti medici la qualifica sia invece requisito indispensabile per accreditarsi sia scientificamente sia, soprattutto, con i pazienti. A me spiace insistere, ma le uniche Specialità in materia sono Chirurgia Vascolare e le pregresse Angiologia e Chirurgia Vascolare piuttosto che Angiologia Medica. A seguire, tu lo confermi, ci sono i Master universitari. Detto questo, possiamo cercare di dribblare il problema auspicando la nascita di nuove figure para- specialistiche, ma il rischio è quello di metterci sul livello dei naturopati, dei medici olistici o comunque di chi, dopo qualche master a pagamento, non vede l'ora di appendere un attestato dietro la propria scrivania. Ultima cosa: "inimicarmi" era un eufemismo scherzoso: so per certo che, tolto Alessandro e pochi altri, chiunque aspiri alla patente di Flebologo è perché non è un Vascolare e quindi, sic stantibus rebus, badavo solo alla mia incolumità fisica! |
Post n. 9 Alessandro Frullini Medical Doctor Caro Asclepio, nessuno vuole dare patenti. Insisto che qui si parla di certificare un percorso con criteri possibilmente oggettivi. Questo vale per un Chirurgo Vascolare come per un altro tipo di specialista. Se penso a quello che ho imparato di flebologia durante la mia specializzazione in chirurgia vascolare o in quella in chirurgia generale mi viene da ridere (per non piangere). Quindi, in mancanza di una vera specializzazione in flebologia, ognuno deve crescere come può. Il registro sarà solo un modo di dimostrare che qualcuno non si è improvvisato, ti sembra poco? |
Post n. 10 Domenico Maurano Dirigente Medico 1° livello - I.P. Alta Specializzazione "Ecografia vascolare in urgenza" presso Az Osp Cosenza Buonasera. Sono d’accordo con l’iniziativa, e la discussione mi sembra che stia delineando i problemi connessi a questa. Sono d’accordo con Alessandro, una certificazione di percorso sarebbe auspicabile, però come soluzione temporanea in attesa della riscrittura delle varie competenze specialistiche a livello Ministeriale, che è l’unica certificazione inoppugnabile. Per equilibrare l’affermazione di Asclepio, lo specialista Chirurgo Vascolare attualmente si può occupare dell’endovascolare (radiologia), dell’apposizione di protesi vascolari, di amputazioni (chir.gen.), di piede diabetico, di varici, di ecocolordoppler, di angiologia e chi più ne ha, più ne metta… Conoscete qualche Collega che si occupi di TUTTE queste cose insieme? Peraltro, c’è del vero nel dire di Asclepio: chi vuole la patente di flebologo NON vuole essere un Chirurgo Vascolare. Il registro potrebbe indicare chi ha fatto almeno un percorso minimo in Flebologia, potrebbe essere utile per le Assicurazioni e forse anche per fornire CTU qualificati nei processi. |
Post n. 11 Enzo Cacciatore Responsabile ambulatorio doppler presso Casa di cura Villa Verde Cari Amici, vi prego di leggere l'articolo su PHLEBOLOGIE di dicembre 2013 a pagina 93 dove sono stati conferiti DIPLOMI dell'UNIVERSITÀ di FLEBOLOGIA dall'Università' Pierre e Marie Curie. La cerimonia è stata solenne e la distribuzione dei diplomi un po' all'americana. Ma da noi esiste un'università che possa istituire una scuola di Flebologia per i giovani? Oppure siamo sempre così arretrati da farci continuamente sorpassare dai Colleghi Esteri? Siamo o no in una Comunità Europea? Questo messaggio è rivolto agli Universitari titolari di Specialità. Oppure facciamo come la Valet di Bologna che tra l'altro fa quattrini distribuendo diplomi fasulli. |
Post n. 12 Alessandro Frullini Medical Doctor Guarda Enzo che forse hai fatto un po' di confusione: la Valet non distribuisce diplomi (tantomeno fasulli), noi ci occupiamo solo di FORMAZIONE, e questo proprio perché l'università non può o non riesce a farla in flebologia. Chi viene a Bologna (e ti assicuro sono in tanti) non lo fa per ottenere un diploma (che non avrà) ma perché i corsisti che hanno già frequentato i nostri corsi gli dicono che ne vale la pena, che si torna a casa con qualcosa di utile alla professione. Punto e basta. I quattrini poi li vogliamo fare tutti, io, tu, la Valet e tutti quelli che ci stanno leggendo. L'importante è che a un servizio corrisponda qualcosa, cosa che credo proprio succeda ai nostri corsi. |
Post n. 13 Stefano Ermini Haemodinamic Phlebology Con ASCLEPIO GRECO (anonimo, ma specialista in chirurgia vascolare) ho avuto una discussione in un forum in cui mi diceva che lui era insignito del sapere divino conferitogli dalla specializzazione in chirurgia vascolare ed io un improvvisato in flebologia meschinamente specialista solo in chirurgia dell'apparato digerente (acquisita nel 1986). Da questo mi vengono due considerazioni: * che i vascolari pensano veramente questo di noi, ultimo scontro con un primario vascolare al Fleb des Alps venerdì scorso, tanto presuntuoso quanto ignorante. * che in un forum come questo non dovrebbe essere consentita la partecipazione anonima. Chi ha qualcosa da dire lo deve fare a viso scoperto. L'Asclepio in questione, siccome differiva dalle mie idee, lo avevo invitato ad una discussione a viso scoperto e dal vivo. Rinnovo l'invito per Giovedi 13 febbraio alla Casa di Cura città di Parma dove farò una relazione e l'esecuzione di un ecodoppler in diretta TV con la sala congressuale. Perchè non vieni a vedere come fa il doppler uno specialista in chirurgia dell'apparato digerente? Sicuramente tu, che sei un vascolare, hai qualcosa da insegnarmi. |
Post n. 14 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Caro Stefano, non prendertela e non andare sul pesante con Asclepio greco: tanto anonimo era, anonimo è e anonimo rimarrà, perché non ha certamente la voglia di manifestarsi e venire a discutere con te a viso scoperto e dal vivo, come Tu dici. Chi non ha il coraggio di esprimere "in chiaro" le proprie idee, può soltanto trincerarsi dietro una breve frase latina << sic stantibus rebus >>, nel tentativo di preservare la propria incolumità fisica, come lui dice, ma da chi non si capisce. Per quanto riguarda poi Enzo Cacciatore, lo invito a rileggersi quanto scrivevo nel post precedente, ricordandogli che non esistono Universitari di Specialità (penso alla Flebologia), ma non esistono questi Universitari nemmeno in Francia, in Germania, nel Regno Unito, in una parola nell'Unione Europea. Quando la FLEBOLOGIA avrà un corpus dottrinario tale da staccarsi dall'Angiologia e dalla Chirurgia Vascolare, vedrai che diventerà una disciplina universitaria autonoma, così come l'Ortopedia che si è staccata dalla Chirurgia Generale, la Gastroenterologia che si è staccata dalla Medicina Interna, la Cardiochirurgia che si è staccata dalla Chirurgia Toracica, la stessa Chirurgia Vascolare che si è staccata dal tronco della Chirurga Generale soltanto da una decina d'anni più o meno e così via. I miei Maestri hanno lavorato invano a questo progetto. La mia generazione ed io stesso ho lavorato per anni e tuttora lavoro con scarsissimi risultati a questo stesso progetto. Speriamo che i nostri allievi in futuro siano più fortunati di noi nell'avere quel riconoscimento che attualmente Alessandro Frullini sta cercando di ottenere con l'istituzione del Registro Italiano dei Flebologi. Ma tale riconoscimento, purtroppo, non può al momento passare per le Aule dell'Università. Ci vuole l'accordo di 3 Nazioni dell'Unione Europea, perché venga istituita negli Stati membri la Scuola di Specializzazione in Flebologia e questo accordo al momento lo vedo soltanto utilizzando un binocolo a visione tridimensionale! |
Post n. 15 Giorgio Falaschi Titolare Studio Medico Flebologico Ma viaaaaa! Ora anche il Registro dei Flebologi! alla stregua del Registro degli Amministratori Condominiali, degli Agronomi, dei Periti! Ma siamo seri! Non ci bastano le varie, inutili, Associazioni Febologiche, che altra utilità non hanno se non l'autoreferenzialità? Del resto solo lo Stato (Ministero della Pubblica Istruzione) può stabilire credenzialità e linee di competenze a valore legale; ogni altro organismo di carattere associazionistico che vorrebbe stabilire chi è competente da chi non lo è rischia la velleità e la illegalità.(E se ci fosse magari anche un altro balzello da pagare, anche l'estorsione). Condivido i concetti di Botta. Infine, come in tutte le attività mediche, la vera competenza non è certificata da un pezzo di carta o dalla inclusione in un Registro, ma dalla preparazione individuale: e i pazienti la sanno alla fine ben riconoscere da soli dai Risultati. |
Post n. 16 Alessandro Frullini Medical Doctor Beh Giorgio, mi sembra tu faccia un po' di confusione. Andiamo per ordine: 1) se ritieni che le "varie associazioni flebologiche" non siano utili puoi semplicemente non iscriverti e lasciarlo fare a quelli che non la pensano come te. C'è libertà in questo paese, o no? Mi sembra che ti sei iscritto alla nostra e hai ripetutamente rinnovato ma nessuno ti tiene in ostaggio. 2) chi ha detto che il registro vuole stabilire chi è competente? Serve solo a certificare agli occhi di tutti che si è fatto un percorso di formazione flebologica, in mancanza di un corso accademico che per ora non esiste (e concordo con Botta non esisterà mai). La certificazione è oggettiva, non soggettiva, non ci sarà spazio alle interpretazioni. 3) come hai ben detto la vera competenza non è certificata da un pezzo di carta, ma lo sai quante persone millantano titoli o competenze senza averle? Ti sembra così sbagliato che ci si dia finalmente delle regole di correttezza che valgano nei confronti dei nostri pazienti e di tutti i nostri colleghi? Un caro saluto. |
Post n. 17 Stefano Ermini Haemodinamic Phlebology Concordo con i tre punti di Alessandro, è importante fare un registro che per lo meno elenchi chi ha fatto dei corsi o dei master e con questi si occupa di Flebologia. Ovvio che il percorso formativo sarà diverso da uno all'altro, chi più verso la sclerosi chi più verso i bendaggi e le ulcere, chi si occupa più di emodinamica, etc etc ... ma di comune tutti i flebologi si occupano di vene, fanno la diagnostica, la scleroterapia, fanno i bendaggi e curano le ulcere, alcuni si occupano anche di chirurgia. Questo fa la differenza con i vascolari puri, che solo negli ultimi tempi hanno cominciato a fare qualche bendaggio e qualche sclerosante. Spero che anche SIFL, CIF e SIFCS aderiscano. Un caro saluto. |
Post n. 18 Alessandro Frullini Medical Doctor Io spero che Roberto Bisacci intervenga in questa discussione, l'idea del registro l'aveva lanciata lui anni fa, anche se all'epoca non aveva raccolto i consensi che meritava. |
Post n. 19 Asclepio greco Specialista Cari Colleghi, mi sembra innanzi tutto che la discussione che ne è venuta fuori sia stimolante, per cui datemi almeno questo merito. Mi spiace constatare che il solo Alessandro abbia compreso lo spirito costruttivo e non polemico delle mie osservazioni e risponda sempre nel merito di ciò che scrivo e non sbeffeggiandone le modalità. Mi spiace anche che il caro Stefano la metta sul piano personale solo perchè ho scritto, in un forum di alto spessore scientifico dedicato a signore e signorine, che servirsi di titoli accademici quando non si dovrebbe (a norma di Legge) può risultare redditizio ma fuorviante per gli ignari pazienti se non addirittura da considerarsi come pubblicità ingannevole. Detto questo anonimo sono e tale rimarrò ma non per questo mi permetterò mai di offendere o avere una netiquette inadeguata al sito. Faccio notare, comunque, che esiste una sottile differenza tra anonimato e pseudonimia, che ha precedenti illustri sia storici sia letterari. Io non sono un luminare, non edito sui forum femminili le mie foto mentre pontifico da un palco congressuale (sic, succede anche questo...), ma faccio il mio lavoro onestamente, non mi approfitto della gente e, questo lo ammetto, non sopporto chi vuole a tutti i costi apparire per quello che non è, facendo leva sull'ingenuità e sull'incolpevole ignoranza delle persone. Purtroppo il nostro è un mondo pieno di ciarlatani, con e senza Specialità, per cui tutto quello che si può fare per limitarne l'operato per me è buona cosa e va a salvaguardia di chi fa il proprio lavoro con coscienza. Volendo entrare anche nel merito di questioni tecniche, invece, il mio disaccordo con Ermini era sul fatto che, a mio parere, non esiste un'unica tecnica per trattare la malattia varicosa, buona per tutte le stagioni, ma per ogni paziente occorre trovare la soluzione migliore, motivo per il quale non mi vengano a dire che con la CHIVA si fa tutto e con la scleromousse lo stesso, semplicemente perchè non è vero (e ovviamente lo stesso dicasi della chirurgia). Quando capitano però crosse safeno-femorali con dilatazioni all'ostio di due o tre centimetri, magari con reflussi spaventosi, io preferisco un approccio chirurgico tradizionale, con almeno una crossectomia, e penso di non essere il solo. Sarà perchè sono un po' anzianotto, però non rottamerei tutto quello che di buono c'è nella chirurgica tradizionale delle varici solo perchè le novità fanno più marketing ed introiti. Inoltre come è noto le complicanze capitano sempre agli altri e quindi probabilmente nessuno avrà mai avuto a che fare con un trombo safenico che si aggetta massivamente nel lume della vena femorale comune dopo una scleromousse, per esempio. Tuttavia, nel caso, che si fa se si è un ardito sclerosatore e basta? A chi si fanno levare le castagne dal fuoco e con che modalità? Oppure si preferisce passare ad una bella terapia anticoagulante e si lavano i panni sporchi in famiglia? Leggo che alcuni parlano di "coraggio", di "metterci la faccia": vi garantisco che non ho mai visto qualcuno che ha avuto il buon gusto di accompagnare il proprio paziente in sala operatoria dopo avere avuto qualche "problemino" e da quando la scleromuosse ha preso piede, credetemi, i casi cominciano ad essere "statisticamente significativi", come direbbero gli scienziati, almeno nei Centri vascolari di riferimento. In definitiva credo che quella tra chirurghi vascolari e flebologi non debba essere vissuta come una sfida ma come una collaborazione, anche se ritengo che sarebbe una bella cosa fare come insegnavano i veri Maestri della Chirurgia ovvero che se un professionista inizia un lavoro è meglio sia in grado di portarlo a termine in prima persona, risoluzione delle complicanze comprese. Caro Stefano, peccato per Parma, ad averlo saputo prima non sarei mancato anche perchè, con l'ecodoppler, da Te ho solo da imparare (e non solo con quello). Saluti a tutti. |
Post n. 20 Roberto Bisacci Flebologo Un saluto a voi tutti. Vi scrivo anche a nome di Giuseppe Genovese che vi saluta. Sono soddisfatto che questa nostra iniziativa abbia suscitato tanta curiosità ed attivato un’animata discussione, ma anche preoccupato perché molti non hanno compreso il significato reale e l’obbiettivo del Registro Italiano dei Flebologi. Insieme a Giuseppe e grazie all’illuminata disponibilità del nostro maestro Prof Luigi Moggi abbiamo istituito Corsi di Perfezionamento in Flebologia a Perugia, convenzionati con la SIF, nell’anno accademico 1989/1990 e li abbiamo replicati, spesso con due o tre indirizzi diversi nello stesso anno, fino al 2009, poi li abbiamo realizzati con l’Università di Camerino ed oggi è in corso un Master del Centro Interuniversitario di Ricerca e Formazione in Flebologia con sede operativa a Napoli. Il nostro obbiettivo era quello di arrivare alla Scuola di Specializzazione in Flebologia e per questo hanno operato anche le altre realtà formative universitarie nella materia (Siena, Roma, Padova, Ferrara, ecc.) e quelle extrauniversitarie come la Valet, dove fino al 1990 insegnava Genovese e dove ha creato la SIF e dove ora insegna Alessandro Frullini. Nel 2006, quando ancora eravamo nel Collegio Italiana di Flebologia, abbiamo istituito il Registro Italiano dei Flebologi aperto ai Soci di tutte le Società: l’iniziativa ebbe molto successo, anche se le altre Società boicottarono l’iniziativa. Registrammo 125 Flebologi che ci inviarono i loro attestati e titoli in fotocopia. Oggi abbiamo deciso di rilanciare l’iniziativa e stiamo collaborando con l’AFI di Alessandro Frullini, che si è dimostrato entusiasta dell’iniziativa. L’intento è di potenziare l’attività di tanti nostri Soci che diligentemente si sono formati negli anni come operatori di questa disciplina e che la esercitano con successo e di fornire informazioni certe ai pazienti flebopatici che potranno individuare nel Sito internet “registroitalianoflebologi.it” il professionista cui rivolgersi consultandone il curriculum inserito con i relativi percorsi formativi e di aggiornamento (autocertificazione per i titoli con gli obblighi e le responsabilità relative). Ma il Registro non ha solo questo aspetto di promozione professionale, il suo compito è fotografare la situazione attuale, individuando le realtà esistenti: i professionisti “flebologi” che esercitano con successo la loro professione e che sarebbero specialisti, se esistesse questo titolo accademico. Analizzando i loro percorsi formativi potremo individuare il metro con cui designare i percorsi formativi da offrire ai giovani che vogliono formarsi in questa specialistica, analogamente a quanto avviene nelle altre branche specialistiche. |
Post n. 21 Roberto Bisacci Flebologo La SIF si impegna ad organizzare, in collaborazione con il Centro Interuniversitario di Ricerca e Formazione in Flebologia e con altre Università, Corsi di Perfezionamento, di Aggiornamento e Master (che forniscono Crediti Formativi Universitari, C.F.U, nella materia specifica) e a convenzionarsi con Associazioni, Enti e Scuole pubbliche e private per la realizzazione di Corsi di Aggiornamento finalizzati alla formazione e all’aggiornamento del Flebologo o a patrocinarli. Si impegna altresì di pubblicizzare Corsi di Perfezionamento ed Aggiornamento già esistenti, organizzati da Strutture pubbliche e private, che riterrà validi per contenuti e qualità. Per i percorsi formativi universitari i CFU sono un metro facile da utilizzare e da comparare con quelli necessari per la Specializzazione, ai quali bisognerà trovare un parametro. Sarà necessario organizzare il tutto con l’aiuto di tutti, anche di Giorgio Falaschi che potrebbe mettere a disposizione le sue competenze ed il suo studio medico flebologico per la formazione e l’aggiornamento dei giovani e non. Quanto all’anonimo accademico Asclepio potrà aiutarci organizzando un Corso di Perfezionamento nel proprio Ateneo. Proprio ad Asclepio voglio sottolineare l’importanza della figura del “flebologo” , che deve avere una preparazione completa con un approccio al paziente completo con aspetto figurativo longitudinale cioè seguendo il paziente nel tempo e non con l’approccio trasversale del flebologo a tempo parziale che è quello, per esempio, di intervenire nel paziente solo per l’intervento chirurgico e poi non lo rivederlo più o che guarisce un ulcera venosa di una paziente anziana e non si preoccupa se a domicilio deambuli abbondantemente e non stia ferma seduta per tutto il giorno. Avremo tempo di discutere e scambiarci opinioni a Slerotherapy. |
Post n. 22 Asclepio greco Specialista Sarà casuale, ma con i chirurghi vascolari mi intendo meglio. Ringrazio Bisacci per il suo commento e per l'invito, anche se credo che sulla patologia venosa ci siano tanti Colleghi più qualificati di me per insegnare. |
Post n. 23 Eugenio Bernardini Flebologo Libero Professionista, Prof. a c. Centro di Ricerche Cliniche Università di Camerino Scusate il ritardo, ho letto adesso questi commenti e credo di poter dire qualcosa anch'io, soprattutto dopo le precisazioni del prof. Bisacci. Credo di essere l'esempio più calzante in risposta ad alcuni commentatori. Non ho nessuna specializzazione, mi sono avvicinato alla flebologia nell'81 durante i corsi della Domus Medica (ora VALET) tenuti dal Dr. Genovese, ed ho seguito un percorso, più o meno qualificante, frequentando gli studi di Stemmer e Wallois (non erano sedi universitarie), ho frequentato i corsi di perfezionamento in flebologia di Perugia, diventandone in seguito docente, mi sono confrontato, spesso scontrato, con gli amici Cappelli ed Ermini, talvolta anche con Franceschi, ho seguito delle idee, le ho applicate ed analizzate (è un parolone definire il tutto come "ricerca applicata"?) e sono arrivato a ideare e perfezionare l'ESEC (per taluni può essere una pagliacciata, per altri invece può rappresentare una tecnica interessante, per altri ancora una metodica rivoluzionaria..... correnti di pensiero). Da alcuni anni sono vicedirettore e coordinatore scientifico del corso di Flebologia Emodinamica presso l'Università di Camerino, di cui ha fatto cenno il Prof. Bisacci, ma NON SONO SPECIALISTA IN NIENTE. Nel corso, oltre a me e più di me, si occupano di emodinamica, questa illustre sconosciuta, Cappelli e Ermini, che non mi risulta siano specialisti in chirurgia vascolare, ma sapete tutti cosa rappresentino. Il sottoscritto, Cappelli, Ermini, Mattaliano, Castagnoli, Moretti e tanti altri ancora (anche Frullini?) negli anni 80 appellati come i peones della flebologia, in quanto sfornati dai corsi "dequalificanti" della Domus Medica, l'attuale Valet, quindi figli di colui che fatto uscire la flebologia dal ghetto, Genovese, oggi si confrontano ad armi pari con i più blasonati specialisti della materia, quindi non è il titolo che qualifica ma gli studi, l'applicazione, la volontà, la passione che infondiamo in una branca, una volta considerata la cenerentola dell'angiologia, che oggi molti vorrebbero praticare in esclusiva, avvalendosi di un titolo che non è di per sè sinonimo di competenza. Alessandro, a Firenze ne riparleremo, ma potremmo studiare, tu, io, Bisacci, Genovese, Apperti ed altri di buona volontà, una strategia formativa che delinei il futuro flebologo, dai corsi di base, di iniziazione, come i tuoi con la Valet, proseguendo con Master come quelli organizzati da Apperti a Napoli e da Tori a Varese, o con il corso di flebologia emodinamica di Camerino, di base e avanzato, portato avanti da me, da Cappelli, da Ermini e da Corda per la linfologia. Ovviamente sono tutte, a parte i corsi della Valet, iniziative della SIF, ma alla fine non conta chi le ha ideate, conta il fine, cioè cercare di creare questa benedetta figura del flebologo, che se poi non è uno specialista in chirurgia vascolare chi se ne frega. Siamo nati dal niente, eravamo peones, rimaniamo peones, ma è preferibile essere un peone, umile e capace, piuttosto che un titolato, presuntuoso ed ignorante. Poi, se uno è bravo e pure titolato, ha un optional in più. SIF, da sempre, e AFI, più recentemente, hanno dato molto, ma insieme potrebbero dare di più, meditate gente, meditate. |
Post n. 24 Stefano Ermini Haemodinamic Phlebology Devo fare una precisazione, né io né Cappelli siamo specialisti in Chirurgia Vascolare. Io sono specialista in Chirurgia dell'Apparato Digerente e Massimo in Medicina Interna. Il mio percorso inizia nel 1985 con un collega chirurgo generale che si occupava di vene e faceva sclerosanti, poi nel 1987 il congresso di Rosa Marina, una settimana da Wallois, una settimana al Notre Dame de Bonsecour e la partecipazione a tutti gli eventi della Società Francese. Facevo sclerosi delle safene, stripping, crossectomie con scleroterapia retrograda della safena di coscia, flebectomie di Muller. Nel 1989 conosco Claude Franceschi a un convegno in Sardegna, e non capisco niente di quello che dice. Comincio subito a frequentare lo studio di Av.de Wagram e seguo i pazienti in clinica per l'intervento (Hopital S.Josef, Salpetrière, Joffray Sant Ilaire), ci vado minimo una volta al mese nei tre anni seguenti, tanto che Parigi diventa la mia seconda città e lo è tuttora. Qui incontro grandi chirurghi vascolari quali Courmier e Kipfer. Nel Gennaio 1990 compro un ecografo e con Massimo ci esercitiamo con un pezzo di carne a fare la scleroterapia ecoguidata. Nel 1992 a Montreal presento la scleroterapia ecoguidata, fra i primi al mondo. Ultimo stripping e ultima sclerosi safenica nel 1991, da allora solo CHIVA. Nel 1995 il coinvolgimento da parte del Prof Sergio Mancini nella scuola di specializzazione in chirurgia generale dell'Università di Siena come prof a contratto, poi nel 2000 (circa, mi pare) con Cappelli e Franceschi facciamo i corsi di emodinamica all'Università di Perugia, organizzati dal Prof. Bisacci, e via così fino ad oggi ... quindi un percorso autocostruito e non un semplice master universitario o una sterile scuola di specializzazione. Quest'anno entro nei 60 e mi piace raccontare la mia gioventù. Grazie Alessandro per questo forum che ci dà questa opportunità. |
Post n. 25 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Caro Eugenio, ho meditato, ho molto meditato e poi ancora ho meditato prima di scrivere questo nuovo post, dopo che nei precedenti ho già manifestato apertamente la mia opinione. Il problema è sempre quello: d'accordo, viene creato il Registro Italiano dei Flebologi, chi lo gestisce? chi decide se quel collega può entrare a pieno titolo a far parte dei Flebologi Italiani oppure è da bocciare (brutto termine, ma stando all'Università è quello più immediato che mi viene in mente)? la SIF e l'AFI? E dove sono le altre Società Scientifiche Italiane, ad esempio la SIFL di cui sono attualmente il Presidente Nazionale? Ci vuole, come già scrivevo, una Istituzione pubblica che attesti le competenze e dia poi il Titolo di Flebologo. E allora ritorniamo alle Università, sede istituzionale della FORMAZIONE (appositamente scritta con i caratteri in maiuscolo). Non a caso Giuseppe Genovese, dopo un certo periodo trascorso alla Domus Medica, sentì il bisogno di "appoggiarsi" a Roberto Bisacci e quindi all'Università di Perugia per i suoi corsi di Formazione in Flebologia. Non è un caso se Tu stesso sei diventato vicedirettore e coordinatore scientifico del corso di Flebologia Emodinamica presso, toh guarda caso, l'Università di Camerino. Non è un caso se gli unici titoli riconosciuti ufficialmente anche dagli Ordini Provinciali dei Medici sono quelli derivanti dal conseguimento di Master Universitari o dai Corsi di Dottorato in Flebologia, toh guarda caso, sempre rilasciati dalle Università. Tu mi dirai: "Cicero pro domo sua". Certamente dopo duemila e passa anni quella frase di Cicerone per me, che lavoro tutti i giorni presso una struttura assistenziale di Flebologia, ma nello stesso tempo sono un docente universitario e come tale istituzionalmente deputato alla FORMAZIONE, è ancora valida. Per quanto riguarda poi il post di Stefano, che ha rammentato i suoi trascorsi all'Università di Siena come docente a contratto nella Scuola di Specializzazione di Chirurgia Generale diretta in quegli anni dal mio Maestro il Prof. Sergio Mancini, non sto qui a riepilogare la mia vita o meglio la mia storia professionale (d'altra parte chiunque di Voi legge questa discussione è un membro di LinkedIn, dove è per l'appunto riportato il mio curriculum professionale), ma per chiarezza anche nei confronti di tutti coloro che nei post precedenti hanno magnificato la loro o l'altrui formazione sul campo, senza per questo sentire il bisogno di una "qualifica professionale" (leggi un titolo, che oggi si vorrebbe acquisire semplicemente entrando a far parte di un REGISTRO), rammento che nel 2005 all'età ormai avanzata dei miei 55 anni ho sentito il bisogno di specializzarmi in Chirurgia Vascolare, proprio per avere un Titolo Universitario da utilizzare o meglio da spendere ovunque ce ne fosse la necessità. Un caro saluto ad Eugenio (ricordi le scorribande in automobile per le strade della Grecia di alcuni anni fa?) e a Stefano, al quale mi lega una vivida e cordiale amicizia, nata proprio, toh guarda caso, in quegli anni nei quali lui frequentava l'Università di Siena. |
Post n. 26 Stefano Ricci Titolare Ambulatorio Flebologico Cari Amici, andate, se volete, a leggere l'editoriale su Phlebology: The future of phlebology in Europe. (http://phl.sagepub.com/content/28/3/121) Credo che meriti una attenta analisi da parte di tutti i partecipanti alla discussione, per tentare di essere meno "provinciali" (aspetto non sempre negativo) e più "universali", in questo caso europei. |
Post n. 27 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Caro Ricci, la visione "universale (europea)" che si ha, quando si legge l'editoriale su Phlebology di Wittens dell'Università di Maastricht (Olanda), di Neumann dell'Università di Aachen (Germania), di Rabe dell'Università di Bonn (Germania) e di Davies dell'Imperial College di Londra (Regno Unito), toh guarda caso le Università, è sicuramente quella di FORMARE un buon Flebologo nell'ottica di assicurare cure il più possibile omogenee per i cittadini europei, quando si ammalano in paesi diversi da quelli dove sono nati o vivono oppure quando, seguendo il fenomeno del nomadismo medico, pensano che sia meglio curarsi presso Flebologi di chiara fama, dovunque essi siano o lavorino ("nemo propheta in patria", locuzione in lingua latina, tratta dai Vangeli, in quanto tutti e quattro gli Evangelisti riportano questa frase detta da Gesù quando ritorna a visitare la sua città natale di Nazaret e partecipa alla liturgia della sinagoga, dove viene per così dire "rifiutato" dai nazareni). Le singole Società Scientifiche Flebologiche Nazionali "sono invitate" (are asked) a diventare membro dell'ECoP (European College of Phlebology), che è l'Organismo che dovrebbe dare il Certificate of Phebology internazionalmente accettato. Ma, come concludono gli editorialisti, "It is envisaged that it will take 10 years to achieve most of these goals." |
Post n. 28 Alessandro Frullini Medical Doctor Le posizioni sono molto differenti, non poteva essere altrimenti, questo è un argomento che divide e, non se la prenda nessuno, il mio sospetto è che ci sia molta paura di qualcosa che possa far vacillare delle posizioni acquisite, specialmente da taluni universitari o apicali. Giusto per capire meglio come stanno le cose, vi invito a votare nei sondaggi che propongo oggi, un solo voto per partecipante al forum, in uno solo dei sondaggi. INVITO CALDAMENTE tutti i membri del forum a partecipare, dovete solo scegliere la casella. Anche quelli che solitamente si limitano a leggere. |
Post n. 29 Stefano Ermini Haemodinamic Phlebology Giuseppe, la tua amicizia e stima è ricambiata in pieno e mi onora. Devo dire che incontrare adesso il Prof Mancini, dopo gli anni trascorsi a discutere e "litigare" mi fa sempre un grande piacere. La specializzazione in Chirurgia Vascolare serve a te che fai una carriera Universitaria, a me e molti altri serve solo il "saper fare" perchè è questo che tiene aperte le nostre "botteghe" , o alias studi professionali. La Flebologia è una specializzazione trasversale, ognuno di noi ha un suo percorso e ne conosce una branca meglio di un’altra, ecco perchè è importante un registro, e sinceramente non mi preoccupo di chi possa o meno ratificarne il diritto di iscrizione, anche perchè non esistono leader (o perlomeno, molti si sentono leader in relazione alla poltrona, ma non hanno il substrato culturale di mantenere il ruolo in un contenzioso scientifico, dunque non lo sono). Io dico: facciamo il registro, contiamoci e riuniamoci. La voce di 1000 conta più di quella di 100. |
Post n. 30 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Caro Stefano, sono così d'accordo con Te che al sondaggio lanciato in rete da Frullini ho risposto subito "sì" per secondo dopo di lui. Non è certo il Registro che fa il Flebologo, ma al contrario sono i Flebologi che fanno il Registro. E' ovvio che io sono d'accordo: la vexata quaestio è quale Istituzione (pubblica o privata?) decide se Io sono oppure non sono autorizzato a fregiarmi del Titolo di Flebologo. |
Post n. 31 Enzo Cacciatore Responsabile ambulatorio doppler presso Casa di cura Villa Verde Sono d'accordo con Stefano Ermini ed in più credo sia importante che CHI SA VERAMENTE FARE, FACCIA, indipendentemente da specialità e menate varie. Ben venga un registro o un libro bianco dei FLEBOLOGI, ma che questi siano con la F davvero maiuscola..... |
Post n. 32 Asclepio greco Specialista Mi ero ripromesso di non farlo, ma scrivo solo perché l’autoreferenzialità di questa discussione sta superando il livello di guardia. A leggere alcuni interventi sembra quasi che non avere specializzazioni in materia vascolare stia diventando un merito: mi dispiace riportarvi alla realtà, ma non è così. Va bene tutto, va bene la conta, va bene il Registro ma non esageriamo, non superiamo quel buon senso che il nostro pudore dovrebbe ancora suggerirci. La specializzazione, caro Stefano, non serve solo a chi fa carriera universitaria, ma è un titolo a garanzia della formazione che il discente ha avuto da una Università, la quale si fa garante della sua preparazione. Non si può banalizzare il tutto dicendo che l’importante è “saper fare” e parlare di artigiani e di botteghe. Sono io il primo a sostenere che ognuno deve fare ciò che sa fare (bene,) ma occorre mettere dei punti fermi, altrimenti tanto vale abolire Registri, Specialità e Laurea, visto che tanto sappiamo che si impara a fare i Medici una volta terminati gli studi oppure, in alternativa e visto che sono tanti, fare un bel Registro degli “Specialisti del niente” e vedere quanti ambiscono ad apporci il proprio nome (che poi, a volte, sono gli stessi minimalisti che infarciscono il proprio curriculum di tutti i titoli e le onorificenze immaginabili...) Non è possibile che regni una anarchia assoluta in campo formativo, che qualcuno si autocertifichi le esperienze professionali o che qualcun altro affidi la propria preparazione a Master sponsorizzati da una azienda o a ECM acquisiti in amene località alpine o balneari. Una qualifica professionale seria non può essere autogestita, magari supportata da “crediti” di dubbio valore (ma comunque validi, in quanto tali e “ministeriali”): il rischio del reclutamento senza che a monte ci siano dei riconosciuti Centri di formazione (che io ritengo essere le Scuole di Specializzazione Universitarie) è proprio quello di dequalificare la figura del “flebologo” che ne scaturirà e certificarla sarebbe un errore ancora più grande... In Italia, a fronte di una Specialità in Angiologia Medica ormai estinta ed una in Flebologia ancora non nata, abbiamo (in ordine alfabetico e forse per difetto): - AFADS (Associazione di Flebologia Ambulatoriale e Day Surgery) - AFI (Associazione Flebologica Italiana) - AIFI (Associazione Italiana dei Flebologi in Internet) - AMFI) Associazione Medici Flebologi Italiani - CIF (Collegio Italiano di Flebologia) - SIF (Società Italiana di Flebologia) - SIFCS (Società Italiana di Flebologia Clinica e Sperimentale) - ESF (Società Europea di Flebologia) - SIFL (Società Italiana di Flebolinfologia) Ma qual è il senso di tutto questo? Qual è il respiro? Quello che importa non è il numero, ma la qualità: come sempre. |
Post n. 33 Alessandro Frullini Medical Doctor Caro Asclepio "specialista" (come ti sei definito modificando la tua intestazione). Da duplice specialista ti dico che al momento attuale le specializzazioni di tipo vascolare non formano assolutamente un flebologo. Questo non significa che avere una formazione specialistica non sia importante, tutt'altro. Nei miei oltre trent'anni di flebologia mi sono sempre gestito da solo i miei "casini" flebologici e devo ringraziare la mia formazione chirurgica vascolare (e soprattutto generale) se ne sono venuto fuori. Detto questo la flebologia sta comunque cambiando, sempre meno chirurgia e sempre più le altre cose. In un’altra discussione del forum puoi vedere i numeri delle procedure in USA in questi ultimi anni dove i ricercatori che hanno fatto lo studio concludono che in USA lo stripping è divenuta una terapia di solo interesse storico (!). Sono d'accordo con te che una Scuola di Specializzazione in Flebologia sarebbe l'ideale ma questo non l'abbiamo e forse non lo avremo per i prossimi trent'anni. Cosa facciamo allora? Il registro NON serve per attaccare un diploma dietro la scrivania ma proprio perché chi si vuole definire flebologo dimostri alla comunità di suoi pari di aver fatto un percorso di crescita e di aggiornamento che se non certifica in modo assoluto le sue credenziali, perlomeno indichi che non si è improvvisato. Nella situazione attuale basta aver letto un libro di flebologia (magari anche di quella medioevale) per definirsi "Flebologo". Preferisci così? |
Post n. 34 Stefano Ermini Haemodinamic Phlebology Caro Specialista, oggi esiste la Flebologia del come e quella del perchè. Mi farebbe piacere che tu smettessi di fare il coniglio e diventassi uomo, con un nome ed un cognome. Quando avrai un nome e un cognome, e quindi una faccia, ci potremo incontrare e confrontare la preparazione sulla flebologia del perchè di specialisti in niente, come me, e quella di specialisti in chirurgia vascolare, come te. D'altra parte il mio maestro è specialista in psichiatria, ed io non potevo certo fare di meglio. PS: se ero io il moderatore di questo forum, non ti avrei consentito l'anonimato, ma evidentemente Alessandro è molto più democratico e permissivo di me. |
Post n. 35 Asclepio greco Specialista Caro Alessandro, conosco la tua preparazione, apprezzo il tuo lavoro da anni e non posso che concordare con Te che bisogna trovare un sistema per evitare che libri medioevali possano promuovere sul campo dei flebologi improvvisati. Ti ringrazio anche di dare spazio ai miei pensieri che, per quanto espressi in una forma un pò originale, mi sembra abbiano contribuito alla discussione e capisco che possano essere mal tollerati da qualcuno che, per habitus, affronta le questioni più di pancia che di testa. Per esempio un primo passo verso la chiarezza potrebbe essere cominciare a selezionare le domande di iscrizione alle varie Associazioni “Flebologiche” senza fermarsi al pagamento della quota annuale, questo perché diventerà poi difficile negare un “attestato” a qualcuno che si è avuto per anni come iscritto. Per esempio: prevedere un curriculum di formazione specifica prima di iscrivere qualcuno ad una Associazione Flebologica potrebbe essere un primo passo. Fino a quel momento potrebbe essere solo un simpatizzante: viceversa un equivoco che inizia dalla nascita si trascinerà per sempre. |
Post n. 36 Alessandro Frullini Medical Doctor Le associazioni come l'AFI promuovono la flebologia, la ricerca flebologica e la tutela della professione. Non è nel nostro statuto dare patenti di qualità della formazione flebologica. Quello se lo propone il Registro, che dovrebbe diventare patrimonio di tutti, non solo dell'AFI o della SIF. Il fatto che di società ne esistano troppe è noto, ma quante hanno i nostri propositi (sinceri, te lo assicuro) e quante sono fatte solo per propaganda personale o peggio di qualche interesse aziendale? Per fortuna la gente può scegliere e, a pochi anni dalla sua fondazione, noi dell'AFI siamo più che soddisfatti della nostra crescita. |
Post n. 37 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Caro Alessandro, Ti scrivo in qualità di Presidente in carica della Società Italiana di Flebolinfologia per portare alla Tua attenzione una mia riflessione maturata ieri sera nel silenzio della stanza-studio personale a casa mia. Vuoi rapidamente (intendo nel giro al massimo di una settimana) mettere su il Registro Italiano dei Flebologi? Bene scrivi a tutti i Presidenti delle 9 Società Scientifiche riportate nel post dell'anonimo che non conosciamo (a tal proposito lui ne ha citato 10, ma non credo che la SILF sia un Società, credo a meno di smentita che si riferisca al Forum riportato nel sito web www.flebologiaitaliana.it) e fatti dire da loro chi sono e quanti sono i Flebologi iscritti alle rispettive Società. A questo punto metti su in un foglio di Excel un elenco di tutti i nomi in ordine alfabetico (crescente o decrescente, vedi Tu), cancella i doppioni o forse senza tema di smentita i triploni, ecc. ed avrai immediatamente una ottima idea di quanti sono i Flebologi in Italia. Se poi i dati che hai ottenuto, li metti in rete, perché no anche su LinkedIn, tutti noi che stiamo discutendo da alcuni giorni sulla Istituzionalizzazione del Registro potremo scegliere a ragion veduta della QUALITA' della nostra attività piuttosto che della QUANTITA' (quanti siamo?) o viceversa. Pensa che Io non sono iscritto alla SIC (Società Italiana di Cardiologia), ma sono iscritto alla SIC (Società Italiana di Chirurgia): questo a significare che se un collega si iscrive ad una Società Scientifica e paga la sua quota annuale, avrà qualche interesse sia pur minimo a partecipare alla vita scientifica di quella Società, in quanto lavora in quel settore assistenziale nella sua vita professionale. Provaci Alessandro, non a seguire il mio consiglio, ma a vedere quanti Presidenti di Società Scientifiche Flebologiche Ti forniranno gli elenchi dei loro iscritti. Un cordiale saluto e...buon lavoro. |
Post n. 38 Alessandro Frullini Medical Doctor Caro Giuseppe, io non ho idea di quanti potrebbero fornire gli elenchi degli iscritti (i nostri sono online da sempre sul sito AFI per i soci in regola con la quota annuale, almeno per quelli che si ricordano di firmare la dichiarazione della privacy), ma il punto non è questo, qui non si parla di numero, ma di percorso formativo. Questo è lo scopo del Registro che, sarà pure imperfetto, ma è un punto di partenza. Se guardi i sondaggi che ho messo in rete (ovviamente non statisticamente validi ma comunque rappresentativi di un'idea comune) vedrai che tutti vogliono questa benedetta figura del flebologo. Allora smettiamo di parlarne solamente e incominciamo a fare qualcosa. Il registro durerà poco, perché verrà sostituito da qualcosa di meglio? Magari. In attesa teniamoci quello! È sicuramente meglio del nulla. |
Post n. 39 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Caro Alessandro, se l'idea comune che si fa strada per l'Istituzione del Registro Italiano dei Flebologi (ripeto Italiano e non dei colleghi americani degli USA, che è tutta un'altra storia) è quella del "percorso formativo", come giustamente sottolinea il sondaggio che Tu hai messo in rete, allora non posso che ribadire con grande forza e veemenza quanto ho già scritto in un post precedente e che qui riporto per evitare che eventuali lettori di questa discussione si perdano nei meandri dei nostri precedenti discorsi. << Ci vuole, come già scrivevo, una Istituzione pubblica che promuova il percorso formativo, attesti le competenze e dia poi il Titolo di Flebologo. E allora ritorniamo alle Università, sede istituzionale della FORMAZIONE (appositamente scritta con i caratteri in maiuscolo). Non a caso Giuseppe Genovese, dopo un certo periodo trascorso alla Domus Medica, sentì il bisogno di "appoggiarsi" a Roberto Bisacci e quindi all'Università di Perugia per i suoi corsi di Formazione in Flebologia. Non è un caso se Eugenio Bernardini è diventato vicedirettore e coordinatore scientifico del corso di Flebologia Emodinamica presso, toh guarda caso, l'Università di Camerino. Non è un caso se gli unici titoli riconosciuti ufficialmente anche dagli Ordini Provinciali dei Medici sono quelli derivanti dal conseguimento di Master Universitari o dai Corsi di Dottorato in Flebologia, toh guarda caso, sempre rilasciati dalle Università. >> Ed allora il rapporto con le Società Scientifiche Italiane? (sottolineo Italiane, perché quelle americane e l'ACP in particolare è tutta un'altra storia culturale e professionale). Ancora una volta, ripetendo quello che ho già scritto alcuni giorni fa, attenderò pazientemente di saperne un po' di più, dopo che si sarà concluso il Tuo congresso Sclerotherapy di marzo 2014. |
Post n. 40 Massimo Zattini Specialista in Angiologia Io non credo nella utilità di un registro, che può essere servito agli agopuntori in quanto non esiste un corso universitario di tale specializzazione. Ci sono varie specializzazioni che portano automaticamente alla flebologia. Perché istituire un registro che, diciamolo, servirà solo a favorire le società e i loro adepti nell'organizzare corsi che costeranno molto e abiliteranno, bypassando i corsi universitari, ad iscriversi al registro e ad esercitare tale specialità in barba a quelli come me che hanno faticato per entrare e poter frequentare una scuola angiologica. |
Post n. 41 Pietrino Forfori Flebologo e Specialista in Chirurgia Generale - Master di II Livello di Terapie Integrate in Flebolinfologia A pochi giorni da Sclerotherapy 2014, su questo non secondario argomento, bisognerebbe che ci sforzassimo di raccogliere un pò le idee per poter arrivare a sintesi più agevolmente. L'esigenza di istituzionalizzare la figura del Flebologo non nasce dalla velleità di qualcuno che ambisce ad un titolo, ma dalla necessità di fornire al cittadino utente uno standard di prestazioni mediche "flebologiche" di qualità riconosciute e, possibilmente, certificate. Attualmente i titoli di specializzazione Chirurgica (Generale o Vascolare) non necessariamente ed uniformemente sul territorio nazionale assicurano una preparazione "flebologica" interdisciplinare in grado di affrontare tutte le problematiche. Tutti i medici chirurghi abilitati, quand'anche non altrimenti specializzati o master, sono in grado di gestire e curare singoli aspetti della patologia flebologica senza ritenersi flebologi, parimenti chi ha sviluppato abilità in una tecnica, quand'anche specialista e/o master, potrebbe non essere in grado di risolvere in maniera ottimale altre situazioni di diagnosi e/o terapia. Quindi chi è il Flebologo? Il competente diagnosta? L'esperto in tecniche di terapia (medica, chirurgica, fisica ecc)?. Prima di tutto penso che si dovrà definire la figura del Flebologo che possa essere inserita in un Registro consultabile on line dai cittadini utenti. |
Interruzione di questa discussione, perché nel frattempo viene chiesto ai partecipanti da parte di Alessandro Frullini di rispondere alla seguente domanda: "SEI FAVOREVOLE ALLA ISTITUZIONALIZZAZIONE DELLA FIGURA DEL FLEBOLOGO?" |
Post n. 42 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese E' ovvio che sono d'accordo: la vexata quaestio è quale Istituzione (pubblica o privata?) decide se Io sono oppure non sono autorizzato a fregiarmi del Titolo di Flebologo. |
Post n. 43 Giorgio Falaschi Titolare Studio Medico Flebologico Una autorizzata "JOINT COMMISSION for ACCREDITATION of PHLEBOLOGY" (come in USA) è ciò che dovrebbe essere istituito, poi il relativo Registro. |
Post n. 44 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Caro Falaschi, io insisto, ma a questa mia insistenza nessuno mi sa dare risposta. Anche Tu scrivi << una autorizzata "JOINT COMMISSION for ACCREDITATION of PHLEBOLOGY">, ma autorizzata da chi? Sono d'accordo sul fatto di istituire un Registro Nazionale dei Flebologi ed ho anche votato sì al questionario proposto da Frullini, ma ripeto fino alla noia quello già scritto nel post precedente: "Chi istituisce e chi autorizza la Commissione che deve accreditare il collega che si aspetta di essere Registrato come Flebologo? Attendo con profondo rispetto delle idee altrui che qualcuno avanzi delle proposte in tal senso. |
Post n. 45 Giorgio Falaschi Titolare Studio Medico Flebologico Caro Botta e cari tutti, l'argomento meriterebbe più spazio, ma in breve sono convinto che una casa la si costruisce da fondamenta ben fatte, non dal tetto (Registro). Occorrerà pertanto una Commissione AUTOREVOLE e LEGITTIMATA (possibilmente con nulla osta ministeriale) composta da Ordinari Universitari (Università ove magari vengono fatti master in flebologia e/o angiologia) che individui attentamente i requisiti minimi e i percorsi formativi di un FLEBOLOGO che possa finalmente dirsi tale. Ciò presuppone individuare la preparazione base, sia di tipo chirurgico invasivo, sia di tipo clinico medico, e farmacologico, sia di tipo diagnostico (ECD), sia di tipo terapeutico conservativo (bendaggi), sia di tipo aggiornamento scientifico (Congressi, Corsi, ECM), che insieme sono i requisiti minimi affinché un praticante possa essere riconosciuto Flebologo. Una volta individuati i requisiti minimi, la Commissione può esaminare i curricula dei singoli aspiranti e determinarne l'idoneità o meno alla iscrizione. Oltre la preparazione FORMALE che un candidato possiede, potrebbe anche essere considerata, con attenta valutazione, il periodo di tempo che il singolo ha speso ad es. nella attività privata, i suoi particolari achievements nel settore, ecc. Infine proporrei come ultima condizione il superamento di un test a risposte multiple vertente su tutti i settori della flebologia. Il popolo dei flebologi è attualmente troppo eterogeneo. E' indiscutibile che un Flebologo debba avere A) Preparazione e attitudini chirurgiche B) Ottima conoscenza di tutte e metodiche invasive C) Ottima preparazione nella anatomia, fisiologia, fisiopatologia, farmacologia e clinica flebologica D) Ottima conoscenza delle metodiche diagnostiche. |
Post n. 46 Alessandro Frullini Medical Doctor Caro Giorgio, direi che da te la parola "semplificazione" non va molto di moda! A parte le battute guarda che, per rispondere a te e a Giuseppe, negli USA le cose sono molto più semplici: la flebologia è una specialità riconosciuta come indipendente e sai chi certifica la qualifica di flebologo? Toh, non l'università, non l'ordine dei medici, non il ministero ma, sorpresa delle sorprese, l'American College of Phlebology, cioè una società scientifica. Con buona pace di tutti gli accademici americani che non mi sembra si siano troppo scandalizzati per la cosa. |
Post n. 47 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Caro Falaschi, "da universitario" dovrei essere in perfetta sintonia con quanto Tu scrivi, ma non lo sono essenzialmente per 2 motivi: 1) con i requisiti minimi ed i percorsi formativi (per altro molto validi e di grande serietà professionale) che Tu proponi, non credo che riusciremo mai a raggiungere in Italia non dico i 1.000 Flebologi auspicati da Ermini, ma nemmeno i 100 o forse ancora meno. 2) la Commissione AUTOREVOLE e LEGITTIMATA, che Tu proponi come composta da Ordinari Universitari, non credo sia quello che vogliono le Società Scientifiche, in particolare l'AFI e la SIF, che insieme cercano di istituire il Registro Italiano dei Flebologi. Vedremo tutti quanti insieme cosa verrà fuori dopo Sclerotherapy 2014. |
Post n. 48 Giorgio Falaschi Titolare Studio Medico Flebologico Cari Botta e Frullini, innanzi tutto vorrei fosse chiara che è lungi da me l'autoreferenzialità (del resto avendo passato i 65 anni non ho certo ambizioni arrivistiche, ma anzi inizio a pensare al mio retirement), ma, avendo trascorso otto anni di training formale (Residency e Fellowship) in chirurgia in USA, credo di conoscere bene la loro organizzazione in fatto di Medicina. In USA diversamente dall'Italia tutti gli aspetti della Sanità (ad iniziare dalle facoltà di medicina) sono in gran parte PRIVATISTICI: ciò non toglie che l'Autorità che le diverse organizzazioni hanno (tra cui l'American College of Phlebology) non sia legittima, perchè questa le discende, una volta appurata la corretta organizzazione, da altre società preposte allo scopo: nel caso dell'ACP, dalla AMA (2004). In Italia, che è tutta altra cosa, non vorrei si costruisse un papocchio all'Italiana che accontenti un po' tutti (vedi legge elettorale in corso di opera!), come un carro su cui tutti vorranno saltare: un registro così che significato avrebbe?. Botta dice all'inizio sarebbero 100. Ben vengano 100 iniziali, se poi lentamente si arriverà, con l'istruzione di percorsi formativi appropriati a 1.000 bravi flebologi (di cui i pazienti hanno bisogno). Qualcuno ricorda l'iniziativa editoriale di alcuni anni fa che proponeva "i migliori specialisti" (su quale base?): iniziativa giustamente stroncata dalla FNOMCEO. Saluti. |
Post n. 49 Asclepio greco Specialista Cari Colleghi, in sintesi quello che occorre per essere un "flebologo certificato", a quanto pare, è una Scuola di Specializzazione. Il rischio del Registro in assenza di Centri di Formazione qualificati ed indipendenti è quello di sdoganare un mucchio di self made man (o woman) che non aspettano altro che attaccare un attestato dietro la scrivania, con buona pace di tutto il resto. |
Post n. 50 Enzo Cacciatore Responsabile ambulatorio doppler presso Casa di cura Villa Verde Si, d'accordo. |
Post n. 51 Stefano Ermini Haemodinamic Phlebology Una specializzazione Universitaria in Flebologia quanto al titolo taglierebbe la testa al toro, quanto alla formazione ho i miei dubbi. Certo che al momento attuale l'unica specialità che si avvicina, quella in chirurgia vascolare, se può essere un titolo accademico valido, quanto a formazione in flebologia è uguale a zero. Avete nominato guai fatti da dentisti e dermatologi con la sclero, se volete ve ne elenco alcuni fatti dai chirurghi vascolari con il bisturi ben più gravi, perchè sottendono non un presunto errore procedurale, ma un errore concettuale ed una notevole presunzione. |
Post n. 52 Norma Poli Dirigente medico ospedaliero presso AUSL di Modena D’accordo con l'Ermini. Specifico altresì che competenze in patologie vascolari sono legalmente riconosciute anche per i Cardiologi! |
Post n. 53 Stefano Ermini Haemodinamic Phlebology Già, Norma, a Firenze abbiamo uno spettacolare Cardio-Flebologo !!! |
Post n. 54 Gianfranco Zambelloni Medico-pediatra e neuropsichiatra infantile Mi permetto, da medico pensionato e non addetto ai lavori, di far notare al collega Frullini che certe "semplificazioni" possono andare bene per gli USA, ma che in Italia forse è meglio evitare di essere troppo autoreferenziali per non mettersi al livello delle numerose associazioni di medicina alternativa che stanno spuntando come i funghi di Borgotaro (PR). Cordiali saluti. |
Post n. 55 Enzo Cacciatore Responsabile ambulatorio doppler presso Casa di cura Villa Verde Ho atteso fino all'ultimo al Congresso sulla tavola rotonda e figura del flebologo. Troppi e vari pareri per cui alla fine pare che non ci sia stato un accordo comune. Tuttavia la figura va creata e come in Francia con corsi universitari o non, un poco come è stato fatto a Perugia. Questo per i nuovi. Per chi già si interessa da anni di Flebologia, solo un curriculum adeguato. Che ne dite? |
Post n. 56 Sabino Paradiso Dirigente Medico in Chirurgia presso ASL BAT Alessandro ha ragione. Penso sia arrivato il momento in cui si debba istituzionalizzare la figura del flebologo e che non ci siano più commistione o confusione con lo specialista in chirurgia vascolare, con lo specialista in chirurgia generale, lo specialista in cardiologia, angiologia, dermatologia e così via. Le modalità per arrivarci possono essere diverse, ma iniziamo a lavorarci sù seriamente, altrimenti non si approderà mai a nulla. |
Post n. 57 Patrizia Pavei Medico chirurgo generale presso centro multidisciplinare di Day surgery, Padova, Italy L'iniziativa del Registro dei Flebologi ha sollevato numerosi dubbi. Molti di voi mi hanno espresso perplessità, forse anche legate al fatto che la Riunione tenutasi a Sclerotherapy è stata poco conclusiva e forse non si è realmente compreso lo scopo dell'iniziativa. Il Registro vorrebbe essere uno strumento di tutela della professionalità del Flebologo e allo stesso tempo una tutela per i pazienti. Certo il punto cruciale è stabilire chi deve certificare e quali sono i titoli o il curriculum da riconoscere. Sono d'accordo con Sabino, dobbiamo lavorarci ancora molto! |
Post n. 58 Nuccio Negro MMG presso Azienda Sanitaria di Firenze Io credo che la figura del Flebologo sia legata alla Angiologia. Bisognerebbe potenziare questa specializzazione, che ci permette di operare senza problemi nel vascolare. |
Post n. 59 Alessandro Pieri Angiologo Medico - Studio Emme - Via Vittorio Emanuele II, 187 - 50134 Firenze Basterebbe un accordo tra le società scientifiche come in USA.... Gli aspiranti all'iscrizione al Registro inviano i loro titoli ad una commissione congiunta stabilirà i criteri di ammissione. |
Post n. 60 Angelo Crippa Medico chirurgo presso Crippa dr Angelo Sono d'accordo con l'istituzione della figura del Flebologo. Per me la certificazione dovrebbe essere fatta dalle società scientifiche che conoscono gli iscritti e i partecipanti ai congressi. |
Post n. 61 Aldo d'Alessandro Medico specialista in Angiologia Medica presso Azienda Sanitaria provincia di Foggia Quello che dice Alessandro Pieri è condivisibile. Io come Presidente Nazionale SIFCS sto spingendo molto per la "Scuola d'Eccellenza di Flebologia" che riunisce i rappresentanti delle Società Scientifiche, ma anche esperti nazionali ed internazionali; attraverso un percorso formativo condiviso si può arrivare alla certificazione di Flebologo, che però non è un titolo statico come quello universitario, ma dinamico sottoposto a periodiche verifiche formative. Partecipare a questa iniziativa è utile ed aperta a tutti. |
Post n. 62 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Comunicazione diretta a tutti i partecipanti alla discussione di questo FORUM che vogliono che l'istituzionalizzazione della figura del Flebologo passi attraverso la certificazione delle Società Scientifiche. "Ho fin dall'inizio (leggete i miei vari interventi) partecipato a questa discussione esclusivamente a titolo personale, sebbene da oltre un anno sono il Presidente in carica della Società Italiana di Flebolinfologia: nessuno mi ha mai contattato in questa veste, cercando di conoscere il pensiero mio e della SIFL sull'argomento. Come si può auspicare un coinvolgimento delle Società Scientifiche, se in questa fase preliminare non vengono coinvolti o per lo meno informati del progetto tutti i Presidenti e i relativi Consigli Direttivi di Società Scientifiche Nazionali che si interessano di Flebologia?". Sapevo ovviamente della tavola rotonda al congresso Sclerotherapy 2014, ma essa ha coinvolto soltanto un paio o forse 3 Società, senza che l'invito a partecipare fosse stato esteso a tutti i Presidenti di tutte le Società Nazionali Flebologiche. Il risultato della tavola non è stato certamente positivo, se Enzo Cacciatore 1 mese fa scriveva nel suo post: "Ho atteso fino all'ultimo al congresso sulla tavola rotonda e figura del flebologo: troppi e vari pareri per cui alla fine pare che non ci sia stato un accordo comune" e Patrizia Pavei 4 giorni fa scrive: "L'iniziativa del Registro dei Flebologi ha sollevato numerosi dubbi. Molti di voi mi hanno espresso perplessità, forse anche legate al fatto che la Riunione tenutasi a Sclerotherapy è stata poco conclusiva e forse non si è realmente compreso lo scopo dell'iniziativa". Ed allora cari colleghi flebologi, che partecipate a questo Forum su LinkedIn, chi si fa carico di coinvolgere in maniera seria ed ufficiale le Società Scientifiche Italiane per avviare una preliminare discussione sugli aspetti regolatori e sui criteri di ammissione al Registro Italiano dei Flebologi? Io un'idea ce l'ho, ma aspetto di fare tra pochissimi giorni il mio congresso o meglio il congresso annuale della SIFL, che si terrà a Siena il 9 e 10 maggio p.v., per parlarne ed eventualmente dare seguito e concretizzazione alla mia idea. Buon week end a tutti Voi che leggerete queste mie note. |
Post n. 63 Luca De Siena Libero professionista in Medicina Il possedere un Titolo Statale che autorizzi ed abiliti a curare i pazienti dovrebbe automaticamente permettere al Medico di inserirsi in qualunque lista di specifiche attività permesse dalla Legge (certamente avendone anche le capacità professionali). Chi sa lavorare lavorerà e "giocherà da titolare " e chi non sa lavorare ... giocherà in panchina. Mi risulta al momento che non esista una Suola Europea di Specializzazione in Flebologia... ma che esistano Flebologi con diverse capacità professionali. Sarà la vita (come sempre) il vero arbitro preposto a selezionare. |
Post n. 64 Francesco Paolo Palumbo Libero professionista - Palermo/Prato Mi intrometto nella discussione con un parere di dubbiosa utilità sull'istituzione della figura del Flebologo, che somiglia molto a quella che da tempo si è instaurata sulla figura del Vulnologo. Per quest'ultima credo si sia giunti ad un nulla di fatto, anche perché le figure professionali coinvolte sono tantissime sia nel campo medico che in quello delle professioni sanitarie. Per il flebologo le figure sono meno numerose, angiologo, chirurgo vascolare e cardiologo in generale, ma che senso avrebbe dare un titolo senza un corso di specializzazione che rilasci un titolo ufficiale? Il problema dovrebbe essere anche visto sul piano delle conseguenze legali ed in special modo per quel che riguarda le assicurazioni. L'AFI ha da tempo stipulato una convenzione con un Istituto assicurativo che prevede la copertura delle prestazioni flebologiche, ma ciò non impedisce che chiunque, basta che sia laureato in Medicina e Chirurgia, possa effettuare prestazioni tipo scleroterapia. Se l'istituzione del titolo potesse ridurre i casi di malpractice che ho potuto osservare, allora ben venga, ma resto tuttora dubbioso sull'utilità pratica del riconoscimento del titolo. Sono, comunque, d'accordo con quanto espresso dall'amico Alessandro Pieri (il saggio) che augura un accordo tra le varie società scientifiche e l'istituzione di una commissione intersocietaria per la valutazione dei titoli. Ovviamente il riconoscimento non equivale ad un titolo riconosciuto dalla legge … |
Post n. 65 Norma Poli Dirigente medico ospedaliero at Ausl Modena Un dubbio. Il Professor Botta é Direttore di UOSA di Flebologia presso un'Azienda Ospedaliera Universitaria. Quindi mi vien spontaneo ritenere che l'Azienda Ospedaliera Universitaria in cui il Professor Botta lavora ha riconosciuto la Flebologia! Si potrebbe partire di qui: se é riconosciuta una UO di Flebologia devono esserlo anche i medici che in essa operano e che si chiamano Flebologi. O no? Chiedo/iamo al professor Botta su che base la Sua Azienda ha istituito l'UO di Flebologia. |
Post n. 66 Francesco Paolo Palumbo Libero professionista - Palermo/Prato In attesa di una risposta del Prof. Botta, credo che si debba intendere la Flebologia quale branca di una Chirurgia. Nel Policlinico Universitario, dove prestavo servizio fino a due anni fa, era presente una Chirurgia Generale ad indirizzo Flebologico … laddove l'indirizzo altro non è che un riconoscimento dell'attività preponderante in una Chirurgia Generale. |
Post n. 67 Patrizia Pavei Medico chirurgo generale presso centro multidisciplinare di Day surgery, Padova, Italy Su un punto mi sembra che siamo tutti d'accordo e cioè che questo riconoscimento debba essere condiviso da tutte le società scientifiche che si interessano di Flebologia in Italia. Ha ragione Botta quando dice, che pur negli intenti, le società scientifiche sono state solo parzialmente coinvolte nell'iniziativa e a questo possiamo cercare di rimediare. Abbiamo già in questo Forum la partecipazione di SIFL (Botta) e della SIFCS, AFI e SIF. Proveremo ad estendere l'invito a partecipare al Forum alle altre Società e poi vedremo. |
Post n. 68 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese L'Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, presso la quale presto la mia attività assistenziale, ha riconosciuto ed istituito nel 2010 l'Unità Operativa Autonoma di Flebologia sulla base di competenze e capacità professionali acquisite nel corso di anni. Di base io sono un chirurgo generale dipendente dell'Università degli Studi di Siena, vincitore di concorso pubblico come professore di seconda fascia, raggruppamento concorsuale MED 18 (cioè Chirurgia Generale), e la UOSA di Flebologia da me diretta è inserita nel Dipartimento Aziendale (quindi ospedaliero) di Chirurgia Generale e Specialistiche dell'AOU Senese. Non sono d'accordo con Francesco Palumbo quando intende la Flebologia come una branca della Chirurgia. La "FLEBOLOGIA" è ben altro e si occupa, oltre che di chirurgia, anche di terapia medica, di terapia compressiva, di terapia sclerosante, di genetica delle flebopatie, di diagnostica vascolare non invasiva con ultrasuoni, di riabilitazione vascolare, di diagnostica e terapia topica delle ulcere vascolari, di trombosi venosa, e spesso sconfina nel campo delle conoscenze proprie del sistema linfatico, essendo molto vicini da un punto di vista fisiopatologico i 2 sistemi venoso e linfatico. Non a caso la Società Scientifica, che ho avuto ed ho l'onore di presiedere in questi ultimi 2 anni si chiama SIFL, cioè Società Italiana di Flebolinfologia. A Patrizia Pavei dico solo di provare a coinvolgere nel discorso tutte le Società Scientifiche che si occupano di Flebologia e quindi cercare di rimediare (come lei stessa dice) a quanto non è stato fatto durante Sclerotherapy 2014. |
Post n. 69 Norma Poli Dirigente medico ospedaliero at Ausl Modena Nel ringraziare vivamente il professor Botta della risposta ed in particolare dell'aver focalizzato la problematica della multidisciplinarità della Flebologia, concordo con la necessità del coinvolgimento delle Società scientifiche. Mi impegno dunque sin d'ora a discutere dell'argomento con la Società Interdisciplinare Neurovascolare che rappresento in Emilia Romagna e con i colleghi della Società Italiana di Flebologia. |
Post n. 70 Francesco Paolo Palumbo Libero professionista - Palermo/Prato Desideravo precisare che il mio intervento sul riconoscimento della Flebologia relativo al Prof. Botta non era inteso a sminuire il concetto di Flebologia, che credo sia chiaro a tutti, ma al contrario a sottolineare che la creazione di una UOSA di Flebologia è stato reso possibile dall'attuale ordinamento dei policlinici universitari (aziende ospedaliere-universitarie) nell'ambito dei Dipartimenti. Questo non equivale a ritenere che la Flebologia sia riconosciuta come branca a se stante sia nel campo dell'area medica che in quello dell'area chirurgica. La multidisciplinarietà, in questo caso così come in quello della Vulnologia, ritengo possa costituire un aspetto poco positivo ai fini del riconoscimento del titolo (chi dovrebbe avere i titoli per far parte di queste commissioni giudicatrici?: gli angiologi, i chirurghi vascolari, gli internisti, i cardiologi, gli specialisti in riabilitazione, ecc. ecc?) E nelle società scientifiche su quali basi si dovrebbero scegliere i componenti delle commissioni? (spero non in base alle cariche societarie…). |
Post n. 71 Patrizia Pavei Medico chirurgo generale presso centro multidisciplinare di Day surgery, Padova, Italy Caro Prof. Botta, sono completamente d'accordo e spero in una attiva collaborazione tra le nostre Società. |
La discussione ha termine a questo punto per decisione del webmaster di LINKEDIN, trattandosi di una
discussione con votazione iniziale. RIPRESA della discussione originaria su "IL REGISTRO ITALIANO DEI FLEBOLOGI: verso l’istituzionalizzazione della figura del flebologo" |
Post n. 72 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Cari colleghi, a distanza di qualche mese dai miei precedenti post, riprendo a scrivere in questo Gruppo di discussione, per anticiparvi che alcune Società Scientifiche si sono fatte carico del problema della istituzionalizzazione ed accreditamento della figura del Flebologo. Ne è venuto fuori un questionario sia di tipo informatico sia di tipo cartaceo, che sarà a breve a disposizione di tutti coloro che vorranno accreditare sé stessi come Flebologi o la struttura presso cui lavorano, sia essa un ambulatorio o studio privato, una casa di cura convenzionata, una struttura ospedaliera o universitaria pubblica, presso la quale si svolga attività assistenziale flebologica. Non siamo ancora al Registro vero e proprio, ma chi otterrà l'accreditamento potrà a ben ragione fregiarsi del titolo di essere un esperto di conoscenze e di attività in campo flebologico. Cordiali saluti da parte del Presidente della Società Italiana di Flebolinfologia. |
Post n. 73 Alessandro Frullini Medical Doctor Scusa Giuseppe, ma proprio non capisco. In tutta la discussione hai sostenuto che i titoli deve darli l'università e non le società scientifiche. Evidentemente hai cambiato idea e sono contento di questo. Semmai non mi sembra un bel messaggio che "alcune società scientifiche" hanno deciso di fare qualcosa simile al registro. Facciamone uno tutti insieme, non credo che i flebologi italiani siano contenti di tutta questa divisione, abbiamo finalità comuni che devono essere la forza e il patrimonio di tutta la comunità flebologica italiana. |
Post n. 74 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Caro Alessandro, non si tratta di alcun "titolo", ma solo come ho scritto nel post con molta chiarezza di un accreditamento del singolo come "Flebologo" oppure di un accreditamento della struttura pubblica, convenzionata con il SSN o privata, presso la quale il singolo svolge attività assistenziale flebologica. I "Titoli" li dà l'Università, l'accreditamento può essere dato dalle Società Scientifiche. Che poi il singolo, già accreditato come "Flebologo", possa iscriversi ad un Registro Nazionale dei Flebologi, è cosa ottima ed auspicabile. Come già scriveva Patrizia Pavei qualche mese fa, "anche io sono completamente d'accordo e spero in una attiva collaborazione tra le nostre Società." |
Post n. 78 Francesco Ferrara Medico presso Ospedale Monaldi di Napoli Carissimi Amici, in questa discussione, molto stimolante (che io seguo dalle prime battute), manca il protagonista, che tuttavia si affaccia nel nostro inconscio come il convitato di pietra alla mensa di Don Giovanni. Chi è ? Il rimborso delle prestazioni flebologiche dei nostri ambulatori privati da parte del SSN. Nelle nazioni (es. Francia, Svizzera) ove ciò è possibile, occorre che il medico sia dotato del "brevetto" necessario ad accreditarsi nella pratica dei diversi trattamenti flebologici presso le istituzioni, brevetto del quale il medico italiano, stando così le cose, non sa che farsene. Diverso obiettivo ha il Registro dei Flebologi, iniziativa positiva, utile ad orientare chiunque voglia ricercare nel mare magnum dei "vascolari" chi si dedica in maniera esclusiva alla Flebologia … e sottolineo in maniera esclusiva (faccio appello a chi vi si iscrive di far fede a tale pratica), altrimenti quel registro non servirà a nessuno. Saluto tutti voi affettuosamente con un grande abbraccio. |
Post n. 79 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Cari colleghi, con i quali condivido questa discussione su LinkedIn, facendo seguito al mio post precedente di 15 giorni fa, in cui Vi preannunciavo un percorso di accreditamento del Flebologo, Vi invio il link alla pagina web http://www.collegioitalianodiflebologia.it/hccpcif/gest/private/index.php?p=informativa, alla quale Vi potete collegare per avere informazioni sul percorso di Certificazione di Qualità del Flebologo, messo su dal Collegio Italiano di Flebologia. Siete TUTTI invitati ad accedere alla pagina http://www.collegioitalianodiflebologia.it/hccpcif/gest/private/index.php?p=registrati dove è possibile, seguendo le indicazioni fornite, Registrarsi ed Accreditarsi come Flebologo. Cordiali saluti. |
A questo punto la discussione originaria tra i Flebologi termina e comincia all'interno dello stesso
Gruppo una terza discussione che riguarda "IMPORTANTI NOVITA' SUL REGISTRO ITALIANO DEI FLEBOLOGI" |
Post n. 80 Alessandro Frullini Medical Doctor Le cose si stanno rapidamente evolvendo in senso positivo. Ai primi di Luglio sarò a Bruxelles presso un'agenzia europea insieme ai vertici della SIF e ai rappresentanti delle maggiori realtà flebologiche europee. Verrà istituito un Registro Europeo dei Flebologi, sul quale basare la formazione del profilo professionale europeo "Flebologo". Ricordo che è l'Europa che ormai regola la normativa comune e che gli stati membri si devono adeguare. Dei profili "a norma" sono già presenti in Europa e si tratta solo di definire lo standard del Flebologo. Comprendete come questo possa avere delle ripercussioni enormi anche in Italia. Inoltre l'UE garantirà dei fondi a tutti gli Stati che istituiranno il Registro. Questo significa che, se le cose vanno come dovrebbero andare, avremo la possibilità di fare corsi di formazione e di aggiornamento GRATUITI oltre ad avere fondi per promuovere e difendere la nostra professione di Flebologi. Come già sottolineato, il Registro Italiano dei Flebologi è ASSOLUTAMENTE aperto alle altre Società ed è stato deciso di comprendere nella commissione di controllo e di definizione dei percorsi anche i rappresentanti di tutte le società flebologiche, alle quali rinnoviamo l'invito di farsi avanti. |
Post n. 81 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese LinkedIn è un ottimo canale di discussione tra i vari membri dei Gruppi presenti nella piattaforma web, ma non possono le Società Flebologiche farsi avanti, se non sono presenti o non sono iscritte in LinkedIn. Io a titolo personale leggo i post di Alessandro Frullini, ma la mia Società (la SIFL per intendersi) non ne sa ufficialmente nulla. Perché qualcuno dell'AFI (chiunque esso sia, dal Presidente in poi va tutto bene) non si prende la briga di scrivere ufficialmente a tutte le altre Società Flebologiche Italiane, mettendole al corrente di queste evoluzioni positive e proponendo loro di "comprendere nella commissione di controllo e definizione dei percorsi" dei rappresentanti delle Società stesse. A questo punto si vedrà chi ha voglia o interesse o entusiasmo a partecipare alla realizzazione di un Registro Italiano o Europeo, come mi sembra di capire dal post di Frullini, dei Flebologi. In estrema sintesi: Botta conosce il progetto, perché è iscritto al Gruppo di discussione di LinkedIn, ma la SIFL ufficialmente non ne è al corrente, così come credo non ne sono al corrente molte altre realtà o meglio Società Flebologiche italiane. Saluti. |
Post n. 82 Alessandro Frullini Medical Doctor Sarà che sono allergico per natura ai formalismi, comunque vedrai che il Registro dei Flebologi (non l'AFI - non confondiamo le cose) comunicherà direttamente con le Società. Se ho ben capito la SIFL è favorevole, mi sembra una cosa buona. |
Post n. 83 Giorgio Falaschi Titolare Studio Medico Flebologico Io credo sia venuta l'ora di dire BASTA con questa idea del Registro dei Flebologi (che credo solo Frullini vuole): NON ha senso. NON avrà alcun valore legale. NON potrà avere legittimazione o autorità alcuna. L'Italia è il paese dei Registri: dei Ragionieri Commercialisti, degli Agronomi, degli Amministratori di Condominio, ecc. (e all'interno, ovviamente, sono inclusi competenti ma anche incapaci ignoranti). In Italia i titoli legali li dà solo l'Università. Non solo, chi ha fatto specializzazioni fuori dalla UE, queste non vengono riconosciute legalmente (e non parlo di specializzazioni fatte in Romania o Ucraina, ma di specializzazioni fatte regolarmente in USA, come il sottoscritto). La Flebologia poi (per la erroneamente presunta facilità e semplicità esecutiva) è divenuta terra di tutti: dal medico di famiglia con ambizioni angiologiche, all'angiologo medico che mai effettuerebbe un intervento, al chirurgo vascolare che non conosce l'ECD o disconosce la schiuma sclerosante, al giovane medico che per motivi economici si avventa a bistrattare teleangectasie: vogliamo tutti inserirli in un Registro? oppure vogliamo senza autorità erigerci a censori. Infine, chi dovesse decidere di non entrare in questo Registro dovrebbe essere considerato un flebologo di serie B? Un giorno, forse, saranno adottati i percorsi formativi per la flebologia (e perchè non per la linfologia, e perchè non per l'arteriologia?) solo allora sarà maturo parlare di Registro (volete chiamarlo Board?). Ma a me sembra che l'idea del Registro sottintenda il timore per un buon flebologo di essere accomunato ad un cialtrone: ebbene, già in passato, ho detto che i migliori "certificatori" della qualità dello specialista sono i propri pazienti! Saluti e in bocca al lupo con il Registro. |
Post n. 84 Alessandro Frullini Medical Doctor Vedi caro Giorgio, le opinioni sono opinioni, io rispetto le tue se tu fai altrettanto. Se non l'hai ancora capito il Registro è solo lo strumento con il quale l'Europa riconoscerà la figura professionale del Flebologo. Tu credi che non abbia senso, non abbia valore legale e via discorrendo. Bene, questa è solo la tua opinione, tienitela stretta e convivici allegramente. Se non ti sei accorto di quello che ci stava arrivando addosso di cattivo con l'Europa (come la maggior parte di noi) e della crisi conseguente, io da parte mia cerco di prendere qualcosa di buono da questa Europa. Se la figura professionale del Flebologo verrà riconosciuta dall'Europa, sarà un grande passo in avanti e guarda che avrà valore, eccome. Tanto per farti un esempio a quella riunione a Bruxelles ci saranno anche i rappresentanti dell'ospitalità privata italiana. Tu l'aritmetica la conosci bene, quindi fai 2 più 2. Un abbraccio. |
Post n. 85 Giorgio Falaschi Titolare Studio Medico Flebologico Caro Alessandro, ma se non sono stati approntati i CRITERI FORMATIVI, le Equipollenze dei diversi curricula personali (chi ne avrà il potere?) che senso ha ora parlare di Registro? Tu ORA parli di Europa: occhio, perchè come abbiamo visto in altri settori, l'Europa ha spesso penalizzato l'Italia con i suoi dicktats: voglio dire, per esempio, che i tedeschi avranno concetti e requisiti assai diversi dai francesi, per non parlare degli spagnoli. Che poi l'Europa possa riconoscere la figura del Flebologo (e poi, ripeto, perchè non ANGIOLOGO, visto che il Flebologo ha assai spesso a che fare con il settore linfatico e arterioso) non ne intravedo la grande ricaduta sulla mia professione e attività: ti dirò francamente preferisco chiamarmi Specialista in ... Perfezionato in ... con Attività limitata a ... che non Flebologo (che mi suona un diminutivo e un arrabbattamento). Vedrai, infine, che l'inclusione dei vari singoli in tale Registro creerà non pochi dissapori (salvo un assalto generale alla diligenza). P.S. Francamente, dal punto di vista professionale, non mi sono accorto di quello che di cattivo ci stava arrivando addosso con l'Europa, salvo l'ovvia, nota crisi finanziaria (ben superata, sembra, dai soliti tedeschi che appunto ci ricattano con la loro intransigenza). Non leggere la mia come polemica, ma solo come personale punto di vista. Un caro saluto e buon lavoro. |
Post n. 86 Oscar Walter Loparco Chirurgo Flebologo - Titolare studio flebologico Pescara - Servizio di Flebologia Casa di Cura Villa S.Marco - Ascoli Piceno Caro Alessandro, attenderemo le tue nuove dopo Luglio. Mi pongo, però alcune domande. 1) chi deciderà sull'iscrizione? 2) quali saranno i requisiti richiesti? 3) chi non vorrà o non sarà iscritto, che Flebologo sarà? 4) pensando con molto rispetto e ringraziamento al grande Robert Müller, qualsiasi specialista e non, potrà essere iscritto? Concordo con la scelta intrapresa e penso che come Società bisogna essere tutti uniti nel rispetto delle diverse opinioni. Cari saluti. |
Post n. 87 Alessandro Frullini Medical Doctor Guarda Walter che questo benedetto Registro deve essere visto solo per quello che è: il “cavallo di Troia” per ottenere il riconoscimento della figura professionale del Flebologo a livello europeo. Per rispondere alle tue domande: 1) l'iscrizione avviene con la pubblicazione del proprio curriculum e se si hanno i crediti universitari o ECM richiesti; 2) questo lo decideremo a Bruxelles con le altre Società Europee di Flebologia. Ci sarà un Registro Europeo e dei Registri Nazionali. Ti ricordo che siamo ormai alla libera circolazione dei medici in Europa, e anche questo sarà importante se qualcuno vuole fare la professione all'estero; 3) ci sarà un Flebologo non iscritto al registro. Questo è un punto importante. Ti faccio un esempio: se tu fai costruire un ambulatorio e devi mettere la caldaia o fare l'impianto elettrico, ti rivolgi alle figure professionali che fanno quel mestiere, l'idraulico o l'elettricista. Diciamo che vuoi spendere meno e fai fare l'impianto al tuo vicino di casa che fa un altro mestiere, ma è bravissimo a fare certi lavori. La caldaia sarà montata benissimo e l'impianto elettrico sarà perfetto ma, ahimè, NON A NORMA. Se vuoi chiedere l'autorizzazione a fare ambulatorio, devi presentare delle dichiarazioni di conformità redatte dalle figure professionali corrispondenti. Il succo è tutto qui. Il coinvolgimento dell'ospitalità privata oggi e magari del SSN domani passa proprio per questo punto. 4) nella bozza che abbiamo presentato anche i non specialisti vengono compresi. Devono solo avere qualche credito in più. Per finire vorrei che i colleghi vedessero nel Registro più (o almeno anche) le opportunità che i problemi. Tutti vogliono che si istituisca la figura del Flebologo, beh quando siamo sulla strada di farlo, perché tanta diffidenza? |
Post n. 88 Pietrino Forfori Flebologo Specialista Chirurgia Generale Master II Liv. Terapie Integrate FLEBOLINFOLOGIA Il Registro si impone proprio perché la Flebologia bistrattata dal mondo accademico salvo praticarla a livello di mera attività privata, interessando una larga fascia di popolazione molto spesso avanti con l'età e in polipatologia, deve essere praticata da un medico con formazione pluridisciplinare certificata. La Comunità Europea vuole solo sincerarsi che i propri cittadini siano curati in modo appropriato e certificato. |
Post n. 89 Gaspare Andrea Gerardi Chirurgia Generale Un caro saluto ad Alessandro e a tutti i colleghi del Forum! A mio umile avviso il Registro Flebologico, se atto ad inquadrare una figura professionale con caratteristiche precipue per questo tipo di patologia, è un ottima idea, ancorché necessaria, vista la abbondante cialtronaggine che ci circonda. Il fatto che i parametri di inclusione vengano discussi in Europa e non solo in Italia rappresenta un ulteriore elemento di sicurezza e trasparenza. Chiaro che come tutte le novità potrà ingenerare timori o diffidenze, ma mettere dei paletti chiari potrà rendere più ostico ai vari Trap...attoni in giro per il mondo di praticare la flebologia senza una formazione riconosciuta da regole chiare imposte da un consenso internazionale. |
Post n. 90 Patrizia Pavei Medico chirurgo generale presso centro multidisciplinare di Day surgery, Padova, Italy Sono d'accordo con Gerardi. Da molti il Registro è visto come un ennesimo modo per una società piuttosto che un'altra di appropriarsi del diritto di decidere chi possa essere definito flebologo. Come Alessandro ha cercato di spiegare non è questo l'intento. Si vuole trovare un modo, che possa essere condiviso da tutto il mondo flebologico italiano, ma non solo, per dare un riconoscimento a chi questa professione la svolge seriamente. Appena ci sarà un progetto concreto, cioè una base da cui partire, tutte le società verranno interpellate. C'è stato un nostro silenzio legato al fatto che è emersa la possibilità di estendere il progetto in Europa. Ci è sembrato che questo potesse essere un elemento rassicurante, anche per chi aveva espresso molti dubbi. |
Post n. 91 Alessandro Pieri Angiologo Medico - Studio Emme - Via Vittorio Emanuele II, 187 - 50134 Firenze Credo che sia una strada da percorrere comunque. Stiamo a vedere, sereni. |
Post n. 92 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Cari colleghi, con i quali condivido questa discussione su LinkedIn, Vi invio il link http://www.collegioitalianodiflebologia.it/hccpcif/gest/private/index.php?p=registrati , con il quale Vi potete collegare per RegistrarVi ed iniziare un percorso di Certificazione di Qualità del Flebologo. Saluti. |
Post n. 93 Alessandro Frullini Medical Doctor Vedi Giuseppe, una certificazione fine a se stessa come quella a cui ti riferisci nel post precedente non serve a molto. Il percorso che AFI e SIF stanno facendo insieme porterà a una figura RICONOSCIUTA in sede europea. Per questo vogliamo coinvolgere le altre società, perchè la nuova figura professionale sia un patrimonio di tutta la comunità flebologica e per proteggere la stessa e i Pazienti dall'improvvisazione o da certi cantastorie della flebologia inventata. Nel nostro paese è prassi cercare di rifare quello che gli altri hanno già fatto per non rimanere troppo indietro. Non pensi sia arrivato il momento di "rottamare" questa prassi e fare finalmente qualcosa di concreto tutti insieme? |
Post n. 94 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Caro Alessandro, la certificazione del Flebologo, di cui Io parlo e alla quale Tu ti riferisci, non è frutto dell'improvvisazione, se ci sono voluti 2 anni di duro lavoro informatico da parte dell'attuale Presidente del CIF e del suo staff per mettere su la piattaforma web, sperimentarla, correggere gli inevitabili bugs che si sono via via presentati, affinare i campi del questionario, ecc., ecc. Se AFI e SIF stanno camminando insieme per avere il riconoscimento di una figura europea (a proposito ma il Registro non doveva essere Italiano a tutela dei Flebologi nostrani? ), il Collegio Italiano di Flebologia ha già compiuto il suo percorso ed è ormai arrivato al traguardo (così semmai saranno gli altri a rifare quello che il CIF ha già fatto per primo), offrendo alla "Flebologia Italiana" la possibilità di "Certificarsi e di Accreditarsi" presso una importante, seria ed eccellente struttura scientifica nazionale. Quanto poi alla prassi della "rottamazione", lasciamola al suo ideatore e sostenitore governativo, nel mentre noi altri dovremmo lavorare tutti insieme, ma per fare cosa? se il cammino della Certificazione è ormai già stato ideato, tracciato e percorso nella sua interezza dal Collegio in questi ultimi 2 anni, in cui la SIF cercava di accordarsi con l'AIFI al tavolo di Scleroterapy 2014. Come sempre un caro saluto a Te e agli amici di LinkedIn. |
Post n. 95 Gaspare Andrea Gerardi Chirurgia Generale Perdonate se mi intrometto, dovrei probabilmente tacere davanti a tali professionalità, ma chiedo umilmente.....è una gara a chi certifica per primo la Figura del Flebologo o è un percorso che dovrebbe essere stabilito insieme da AFI, SIF, CIF ed eventuali altre società Europee? Non sarebbe l'ora di lasciare perdere gli orpelli e badare alla sostanza? Chi stabilirebbe in buona sostanza che i criteri stabiliti dal CIF debbano essere presi per legge dalle altre società? In fondo una tavola rotonda tra le principali società italiane è mai stata organizzata? Almeno per stabilire delle regole comuni Italiane da presentare poi ai colleghi Europei. Mi spiace che vi sia ancora questa necessità di frammentare, anzichè cooperare, tra le varie società per altro tutte valide e composte da Professionisti che lavorano per lo stesso scopo. Saluti. |
Post n. 96 Alessandro Frullini Medical Doctor Esatto Andrea, proprio così. |
Post n. 97 Patrizia Pavei Medico chirurgo generale presso centro multidisciplinare di Day surgery, Padova, Italy Come attuale presidente AFI sono certa che le difficoltà di collaborazione tra le varie società potranno essere superate. Anche il poter discutere apertamente come si sta facendo ora è un primo segnale che i tempi sono maturi per una fattiva collaborazione. |
COSA NE PENSATE DEL REGISTRO ITALIANO DEI FLEBOLOGI? |
Post n. 98 Patrizia Pavei Medico chirurgo generale presso centro multidisciplinare di Day surgery, Padova, Italy L'iniziativa congiunta AFI-SIF, che ha promosso l'istituzione del Registro dei Flebologi, è avviata ormai da parecchi mesi. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e cosa vi aspettate da questo progetto che dovrebbe in un prossimo futuro trovare un ulteriore risvolto nella nascita del Registro Europeo dei Flebologi. |
Post n. 99 Riccardo Massimei Medico Chirurgo Si va benissimo, sono un sostenitore. Come si accede? |
Post n. 100 Stefano Ermini Haemodinamic Phlebology Avanti a tutta forza! Alessandro cosa vi siete detti a Bruxelles? |
Post n. 101 Leo Moro Responsabile Centro di Flebologia - Università Campus Bio-Medico, Roma Ottima iniziativa! Un domani forse l'AFI dovrà anche impegnarsi a certificare le strutture, i centri e gli ambulatori dove si pratica la Flebologia. |
Post n. 102 Enzo Cacciatore Responsabile ambulatorio doppler presso Casa di cura Villa Verde Potrebbe essere una buona idea ... Tuttavia non sarà un elenco a dare visibilità. Sarà sempre la gente a sceglierti. Un ottimo flebologo potrebbe non essere iscritto, mentre il solito cialtrone sì. Fate Vobis, ma ne discuteremo a Bologna a fine mese. Saluti a tutti. |
Post n. 103 Patrizia Pavei Medico chirurgo generale presso centro multidisciplinare di Day surgery, Padova, Italy Per iscriversi è semplice, basta entrare nel sito www.registroitalianoflebologi.it e trovate tutte le istruzioni. Caro Enzo hai ragione ad essere un po' scettico, ma del resto dobbiamo cercare un modo per valorizzare la figura del Flebologo, di tutelarne la professionalità. Una continua sorveglianza di tutti servirà a scovare i "cialtroni". |
Post n. 104 Alessandro Frullini Medical Doctor Lasciatemi dire una cosa. Quella del Registro è in realtà la prima tappa per arrivare a dare una veste più istituzionale alla figura del Flebologo. Ricordo che i medici che verranno inseriti nel Registro (e ci sono dei requisiti oggettivi e non arbitrari per entrare) avranno il titolo di "Flebologo Professionista" riconosciuto dall'Unione Europea mediante l'inserimento nella lista ESCO. Non è poco, specialmente se pensate che fino ad ora non c'era nulla e la Flebologia poteva essere impunemente preda dei "cialtroni " che dice Enzo. Le prospettive ulteriori sono notevoli, la settimana scorsa Patrizia e io siamo stati a una riunione a Maastricht, nella quale si sono poste le basi per altre iniziative. Invito tutti i soci AFI ad iscriversi al Registro, ne vale la pena, credetemi. |
Post n. 105 Norma Poli Dirigente medico ospedaliero presso AUSL di Modena Ho mandato da parecchi mesi il mio curriculum, ma non ho ricevuto alcuna risposta. Credo che di ciò, dal punto di vista organizzativo, occorra tener conto. |
Post n. 106 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Vista l'insistenza con cui Patrizia (o forse LinkedIn) chiede quasi ogni giorno: "Cosa ne pensate del Registro Italiano dei Flebologi?" mi inserisco anche io nella discussione. Sono perfettamente d'accordo con quanto ha già scritto Enzo Cacciatore: non ho bisogno di aggiungere altro. |
Post n. 107 Patrizia Pavei Medico chirurgo generale presso centro multidisciplinare di Day surgery, Padova, Italy In realtà Giuseppe, la mia richiesta avviene dopo parecchi mesi... So benissimo che molti hanno espresso alcune perplessità su questa iniziativa, tra i quali anche tu. Dopo alcuni mesi dalla sua istituzione mi sembrava giusto capire se alcune resistenze erano state superate (e mi sembra di no) e se chi vi ha aderito ha riscontrato delle difficoltà. Non ho ricevuto la documentazione di Norma Poli, per cui solleciterò chi ha gestito la pratica. Inoltre, come ha già accennato Alessandro, all'inizio di marzo abbiamo partecipato ad una riunione a Maastricht in cui sono state coinvolte le società flebologiche europee (per l'Italia erano presenti AFI e CIF) ed il cui scopo era quello di cercare di creare le basi per far riconoscere a livello europeo la figura del flebologo. |
Post n. 108 Maurizio Ronconi Direttore U.O. Chirurgia Generale Ospedale di Gardone V.T. - Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia Francamente faccio un po' fatica a comprendere il commento di Cacciatore e Botta: cosa centrano la visibilita' e la fiducia che i pazienti ci accordano con l'idea del Registro? Scopo del Registro non è quello di "farsi vedere, farsi pubblicita'", ma piuttosto certificare che lavoriamo tutti con il medesimo metodo, certificare, anche in caso di contenzioso legale, che dietro la figura del "Flebologo" esiste una professionalità ben definita. Se non impariamo a lavorare insieme, il titolo "Flebologo" rimarrà sempre e solo un'etichetta vuota, con scarso significato. |
Post n. 109 Giuseppe Botta Professore di Chirurgia Generale e Direttore UOSA di Flebologia presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Caro Maurizio, il titolo di "FLEBOLOGO" te lo dà in Italia soltanto una Scuola di Specializzazione in Flebologia, quindi è l'Università, ma questa Istituzione Pubblica per ora non ne vuol sapere di aggiungere alle esistenti altre Scuole di Specializzazione, anzi se può le elimina, come è successo per la Scuola di Specializzazione in Angiologia. Se in Europa ci si muovesse (occorrono 3 Nazioni che ne facciano richiesta alle Autorità Regolatorie competenti) per una regolamentazione del titolo di "Specialista in Flebologia", sarei molto, ma molto più contento, che non istituire un Registro, che dovrebbe servire (come già scriveva Enzo Cacciatore: < |
Post n. 110 Patrizia Pavei Medico chirurgo generale presso centro multidisciplinare di Day surgery, Padova, Italy A livello Europeo è proprio quello che si sta cercando di fare. E' un percorso non facile, ma speriamo possa arrivare a buon fine. L 'interesse da parte delle varie Società Flebologiche Europee c'è, vedremo... |
Post n. 111 Pietrino Forfori Flebologo Specialista Chirurgia Generale Master II Liv. Terapie Integrate in Flebolinfologia La certificazione delle competenze specialistiche attraverso l'istituzione del Registro Europeo di cui il Registro Italiano non rappresenta che la fase nazionale di tutto il progetto è una risposta valida ai bisogni di trasparenza. "Male non fare, paura non avere". È una esigenza del cittadino utente vedere certificate e riconosciute da un ente "terzo " le competenze dell'erogatore delle prestazioni sanitarie. La medicina evolve così rapidamente che nessuno può pensare di esercitare la professione nella branca specialistica conseguita senza aggiornamento o perfezionamento. Un Angiologo, un Chirurgo Vascolare, un Chirurgo Generale non può automaticamente definirsi un Flebologo se non ha perfezionato il suo percorso formativo. Il Registro serve a definire, davanti al cittadino, tale percorso. |
Post n. 112 Edy Pablo Lucca Dir med chirurgia presso AOU Udine Io penso che bisogna semplificare e non complicare. Ci sono molte specializzazione in Italia e molte confondono il cittadino utente che ricerca un valido professionista capace di risolvere un problema. L'unico che a rigor di logica può rilasciare un certificato di specialista è l'università: frequenza assidua, superamento di esami, esperienza con casi clinici, anni (5) certificati e così via. In Italia, sulla carta, moltissimi potrebbero dimostrare di avere competenza,.ma nella realtà essere dei cialtroni. Ora con il Registro vorremmo avere un riconoscimento... Io personalmente non ne sento la necessità: possiedo due specializzazioni (generale e vascolare), ho frequentato per 5 anni (con borsa di studio e divieto di lavori contemporanei- pena l'annullamento della borsa e l'espulsione dalla scuola, ho una casistica certificata, la mia esperienza si conclude con una tesi e ho una casistica operatoria. Inoltre ho conseguito la seconda specializzazione in chirurgia vascolare con casistica clinica e interventista certificata: interventi chirurgici vascolari arteriosi e venosi, diagnostica con corsi post laurea e trattamenti endovenosi di ogni tipo. Ora mi chiedo, perché dovrei volere un Registro.... Ma non basta? Il Registro potrebbe essere un condono per molti che per me è inammissibile se i criteri non sono condivisi e accettato ... Ma da chi? Chi lo stabilisce... Ora non basta più essere specialisti? Cosa ci vuole ancora? |
Post n. 113 Maurizio Ronconi Direttore U.O. Chirurgia Generale Ospedale di Gardone V.T. - Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia Caro Giuseppe, insegno in Scuola di Specialità in Chirurgia Generale e sono d'accordo con te: non sarà l'Università a mettere ordine nella Flebologia (non solo italiana). Ed allora chi? E qui mi ricollego alle interrogazioni di Edy Pablo; la risposta è proprio davanti a noi. I soggetti che possono certificare sono le società scientifiche, e soprattutto i loro vertici. Con quale autorità ci si chiede? Penso che esistano criteri incontrovertibili ed accettabili da tutti: si chiamano H-index, Impact Factor. Chi ha documentata attività scientifica e lavora per una società scientifica diventa il certificatore. |
Post n. 114 Alessandro Frullini Medical Doctor Caro Edy, lo so benissimo che tu sei uno specialista a tutti gli effetti, ma sei sicuro che a volte questo sia sufficiente. Anni fa mi mancava l'aiuto in clinica per fare delle varici, chiesi a un collega "regolarmente specializzato" in chirurgia generale di aiutarmi in sala. Già dal suo modo di lavarsi ebbi dei dubbi e quando venne al tavolo mi resi conto che non aveva idea di cosa fosse la chirurgia. Eppure era specializzato in chirurgia generale, ma era la prima volta che si lavava! Allora come la mettiamo, l'Università ha sfornato per decenni degli specialisti fasulli e continua a farlo. Mi sapete dire quanti specialisti in neurochirurgia o in chirurgia cardiaca che escono dalla scuola con una casistica fatta in prima persona? Quindi non ci prendiamo in giro e non illudiamoci che basti essere specialista, con le dovute eccezioni, esattamente quello che rappresenti tu che comunque pensi di aver imparato la Flebologia all'università o ci hai dovuto pensare da solo? |
Post n. 115 Eugenio Bernardini Flebologo Libero Professionista, Prof. a c. Centro di Ricerche Cliniche Università di Camerino Carissimi, alcuni anni fa sono stato docente alla scuola di specializzazione in chirurgia vascolare, ho insegnato a degli scettici che avevano avuto un percorso formativo flebologico improntato esclusivamente alla chirurgia ablativa. La diagnostica, per gli specializzandi, consisteva solo in una CUS, in clinostatismo. Ho rivisto lo scorso anno ad un congresso uno specialista in chirurgia vascolare che aveva assistito a quelle lezioni da specializzando e mi ha raccontato che dopo le mie lezioni sono rimasti sconvolti. Di quel gruppo solo lui ha capito che la vera Flebologia era ben altra cosa rispetto a quella insegnata normalmente alla scuola di specializzazione. Ai miei corsi universitari di perfezionamento in flebologia emodinamica hanno seguito e continuano a seguirci specialisti di varie branche, chirurgia generale e vascolare, cardiologi, radiologi, internisti, cardiochirurghi, che sono consapevoli di NON ESSERE STATI FLEBOLOGI, ma che per esserlo occorre una preparazione diversa, più approfondita, dedicata. Tra i discenti ci sono anche primari, in attività o in pensione, e posso dire che proprio loro sono i più assetati di sapere. Ebbene, proprio questi specialisti dovrebbero rappresentare un esempio da seguire, perché hanno avuto l'umiltà di rimettersi in discussione e di rimettersi a studiare; sono la dimostrazione che NON è sufficiente essere specializzati in chirurgia, anzi talvolta è penalizzante. Nel REGISTRO, una volta entrati, a pieno titolo o con riserva, dobbiamo poi seguire un percorso formativo per rimanerci e per colmare le lacune che sono state riscontrate. Questo dimostra che nel Registro non ci saranno i soliti cialtroni, ma i veri cultori della materia con un curriculum serio ai quali i pazienti possono rivolgersi (non per la pubblicità). |